Siamo a metà febbraio e ancora non è stato definito un prezzo di riferimento per il pomodoro da industria nella prossima campagna”. Così Giovanni Lambertini presidente della sezione pomodoro di Confagricoltura Piacenza mette nero su bianco la preoccupazione sentita da molti ma, in particolare, dalla componente agricola che deve compiere le scelte di semina.

 

In questa fase, giustamente, gli agricoltori attendono segnali – riconosce Pier Luigi Ferrari, presidente del Distretto del Nord Italia del pomodoro da industria, interpellato da Agronotizie -. Si tratta di un nervo scoperto che va ad aggiungersi alle difficoltà imputabili alla fase complessa che il sistema deve affrontare” chiarisce riferendosi, tra l'altro, anche al quadro europeo della politica agricola in fase di definizione.

Importante per il rappresentante del Distretto, il rafforzamento della coesione 'in casa' “che – spiega - sacrificando aspettative da un lato ed esigenze dall'altro, ci permetterà di trovare un punto di caduta comune bypassando al meglio il momento delicato che segna l'economia generale e di settore”.

 

La contrattazione

Pur non avendo competenze specifiche nel processo di definizione del prezzo, il Distretto che proprio mercoledì 15 durante l'assemblea dei soci ha ufficializzato il suo riconoscimento da parte della Regione Emilia Romagna a soggetto pubblico in qualità di Organizzazione Interprofessionale – OI, si è reso disponibile a dare il proprio supporto.

I tempi stanno diventando sempre più ristretti; c'è l'esigenza di fornire agli agricoltori un quadro dell'immediato futuro – ha chiarito Ferrari –, se le parti coinvolte nella trattativa lo riterranno opportuno, rispettosi delle nostre competenze, siamo disponibili ad intervenire”.

Il prossimo appuntamento per discutere la questione è fissato per lunedì 20 febbraio. Il rischio di protrarre eccessivamente i tempi, sottolinea Lambertini, è quello di “arrivare tardivamente ad un prezzo non sufficientemente remunerativo per la parte agricola che deve fare i conti con l'Imu sui terreni, le quotazioni del gasolio agricolo e gli agrofarmaci sempre più costosi”.

 

Quale prezzo è giusto?

L'obiettivo – sintetizza bene Ferrari -, è quello di trovare un punto di caduta soddisfacente sia per il mondo agricolo in difficoltà ma anche per l'industria la cui crisi dovuta al calo dei consumi è innegabile.
Siamo solo all'inizio, mi auguro - conclude -, per quello che rappresentiamo in ambito italiano ed europeo, che sapremo affrontare e risolvere le difficoltà”. 
L'idea di un prezzo è quindi ancora embrionale e l'unico dato certo ad oggi è l'accordo siglato per la campagna 2011che partiva da un prezzo base di 8.80 euro al quintale cui aggiungere il coefficiente derivante dalla valutazione dei parametri qualitativi. 
Ma se, come sostiene Lambertini, si tratta di un  valore che “potrebbe oggi non essere ritenuto remunerativo”, non resta che aspettare.