“L’Italia è il primo produttore mondiale di frutta e verdura con oltre 24 milioni di tonnellate di produzione e una media di 6 milioni di tonnellate di frutta 3 milioni e 300 mila tonnellate di agrumi e circa 15 milioni di tonnellate di ortaggi. Ma la sua forza non è solo nei grandi volumi disponibili ma nella grande varietà di offerta in grado di assecondare le esigenze di varie tipologie di consumatori".
A dirlo è Paolo Bruni, presidente di Cogeca, l'rganizzazione che raggruppa 40 mila cooperative agroalimentari dei 27 Paesi dell'Unione europea, e di Cso - Centro servizi ortofrutticol

"Il futuro – continua Bruni - sarà sempre più giocato sulla capacità delle aziende di creare una differenziazione dell’offerta in grado di soddisfare sia l’ esigenza di forte competitività sui prezzi sia quella di una qualità con standard elevati".
I dati sull’export italiano 2009 elaborati da Cso evidenziano naturalmente segnali di crisi sia sui volumi che, soprattutto, sul valore dell’offerta che ha subito un calo del 15% rispetto al 2008.
“E’ evidente - sottolinea Bruni - che la competitività di un paese non può giocarsi solo sui prezzi al ribasso ma su valori differenziali di qualità e sulla nostra capacità di aggregazione".

“Se analizziamo l’andamento commerciale dei prodotti in questa annata per molti versi difficilissima per l’economia europea - aggiunge - vediamo una discreta tenuta solamente per alcuni frutti invernali come le pere abate e il kiwi di cui l’Italia è leader produttivo in Europa".
Per il kiwi l’annata si presentava con quantità non eccessivamente elevate di offerta e gli scambi sono stati e sono tutt’ora vivaci soprattutto sui mercati d’Oltre Mare, dal Canada, agli Stati Uniti, all’Asia.
Meno performanti, invece, i consistenti scambi con la Germania in cui la pressione dei discount crea condizioni di prezzo assolutamente poco interessanti.

Discrete le quotazioni anche delle pere varietà Abate che, come sempre, rappresentano l’elite della produzione nazionale.

"Le difficoltà non mancano – conclude il presidente - e non è certo il caso di mostrare facili ottimismi: il vero collo di bottiglia del sistema globale è la concentrazione della Grande distribuzione a fronte di una frammentazione dell’offerta e questa situazione non può che creare debolezza”.