Era il 7 aprile di quest'anno quando Francesco Lollobrigida (ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare) e Orazio Schillaci (ministro della Salute), con l'approvazione del Consiglio dei Ministri, presentavano al Senato il disegno di legge a loro firma intitolato "Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici".
Si passa poi al 19 luglio, quando il Senato esprimeva il proprio voto favorevole, cambiandone il titolo in "Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali".
"Potenza" del marketing
Il nuovo titolo della legge propone una descrizione assai più puntuale della carne artificiale o sintetica, che abilmente gli esperti di marketing che affiancano le multinazionali che ne promuovono lo sviluppo hanno ribattezzato "carne coltivata". Quasi a evocarne un'improbabile "naturalità".
Infine quel disegno di legge è passato all'esame della Camera il 16 novembre che, pur fra mille discussioni, lo ha approvato. Ora non resta che attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per rendere esecutiva la decisione del legislatore.
Falsità e pregiudizi
Inutile soffermarsi sulle polemiche, troppe e troppo strumentali, che hanno animato un dibattito politico sempre più condizionato dalle ancora lontane elezioni europee e per questo distante dalla concretezza che molti argomenti, come questo, richiederebbero.
Sulla inutilità di porre questo divieto già ho detto, proprio qui su AgroNotizie®.
La carne artificiale (pardon, coltivata) non sarà la risposta alla fame nel mondo, non contribuirà a contenere il cambiamento climatico in atto (anzi) e nemmeno è esente dall'uso di antibiotici e ormoni.
Non sarà nemmeno una minaccia agli allevamenti tradizionali. Quelli semmai dovranno vedersela sempre più con mercati avari di soddisfazioni e prezzi che a volte non coprono nemmeno i costi di produzione.
Non è un caso se negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti più di 24mila allevamenti di bovini (oltre il 16% del totale). E' andata ancor peggio per i suini che dal 2018 a oggi ha visto chiudere il 19% delle aziende (meno 24.900).
Quella carne (finta) non fa paura
Nessun timore dunque dalla carne artificiale, che resterà un consumo di nicchia per gourmet annoiati, pronti a spendere una fortuna per assaggiare un cibo che può destare qualche curiosità e qualche "brivido" di paura non essendo ancora del tutto nota la sua salubrità.
A questo proposito va ricordato che tutti gli alimenti di nuova introduzione devono superare gli esami di Efsa, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare.
Che con tutta probabilità seguirà l'esempio di altri enti regolatori, come quello statunitense, che alla carne artificiale ha già detto sì.
Sarà "infrazione"?
A quel punto si porrà, forse, un altro problema. Nell'ipotesi di un'apertura alla carne artificiale da parte dell'Unione europea, il divieto italiano si tradurrebbe in un ostacolo alla libera circolazione delle merci.
Condizione che potrebbe aprire un contenzioso fra Roma e Bruxelles. Non è forse casuale che l'Italia abbia evitato di sottoporre preventivamente alle autorità comunitarie il disegno di legge ora approvato.
Più precisamente, si è preferito ritirare la notifica che già l'Italia aveva inviato, come da prassi, alle autorità comunitarie.
Questione di etichetta
Presto per parlare di possibili procedure di infrazione alle norme comunitarie. Per ora non resta che il rammarico di aver fatto un'inutile propaganda alla carne artificiale sollevando scomposte polemiche da una parte e dall'altra.
Meglio sarebbe stato pretendere da subito che alla carne sintetica, se mai ne verrà approvato l'uso, siano applicate etichette chiare.
Va messo in evidenza l'uso di antibiotici e di ormoni, l'impatto ambientale superiore a quello della carne naturale, le possibili conseguenze per la salute, che oggi non è possibile escludere. Poi deciderà il consumatore. A suo rischio e pericolo.
Che la carne sia carne
Chiuso il capitolo sulla carne artificiale, la legge approvata nelle aule parlamentari sancisce anche il divieto di evocare ogni riferimento a prodotti di origine animale quando si parla di alimenti iperprocessati a base vegetale.
I produttori di "salsicce" vegane o "latte" vegetale, ne saranno forse dispiaciuti. In compenso il consumatore non rischierà di essere tratto in inganno. Evviva.
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