Arriviamo ora nella terra del Moscato, un vino aromatico, pieno di quegli aromi primari, derivanti cioè dalle bacche del vitigno, che lo rendono straordinario ai sensi. Uno dei pochi vini per i quali la coppa è d'obbligo, che deve essere bevuto giovane, nell'anno di produzione, perché il tempo non ha nulla da dargli ma solo da togliergli.
Il Moscato d'Asti nasce in un territorio compreso tra le provincie di Alessandria, Asti e Cuneo, con una Docg che comprende al proprio interno anche l'Asti spumante.
Questo vitigno deve il suo nome al tardo latino muscus, parola che indicava una essenza usata in profumeria, il muschio, e che ne sottolineava i profumi particolari. I primi Documenti sul moscato risalgono al 1300 e da allora ha attraversato la storia di queste terre piemontesi, prima grazie ad Emanuele Filiberto di Savoia, Testa d'Fer, che nel 1500 riorganizza i suoi territori spronando la coltivazione della vigna, per passare da Giovanni Battista Croce, gioielliere di Casa Savoia che nel 1606 fissava le prime norme di vinificazione del moscato, e poi avanti nei secoli a seguire l'evoluzione vitivinicola piemontese, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando nel 1932 viene fondato il Consorzio di Tutela dell'Asti e l'ottenimento della Doc nel 1967.
Il Moscato non è sempre stato quale noi lo conosciamo. All'inizio del 1900 aveva un tasso zuccherino molto elevato dal colore ambrato, commercializzato in botti e destinato esclusivamente ad un mercato locale e che doveva essere conservato in grandi cavità scavate nel tufo delle colline, circondate da uno strato di sabbia bagnata, i crutin, per mantenere le sue caratteristiche.
Natale Forno, il bisnonno di Giorgio Forno, titolare insieme ai fratelli dell'azienda "Il Falchetto" di Santo Stefano Belbo, produceva questo moscato ai primi del ‘900.
Le prime informazioni alla "Cascina Forno" risalgono al 1600 e Pietro Forno nel 1940 inizia a produrre il Moscato come lo conosciamo.
Oggi i crutin sono stati sostituiti da attrezzature per il freddo che seguono il prodotto in tutte le sue fasi, anche in quelle di trasporto, perché è il freddo il grande amico del moscato.
Le viti vengono diradate per garantire una produzione massima di 90 q/Ha, con una resa di circa 60 hl di vino per Ha.
A rimanere impresso, nel seguire i vari passaggi dalla produzione alla coppa, è la delicatezza, la morbidezza dei diversi passaggi, che fanno del Moscato d'Asti il vino per eccellenza della festa e della convivialità, spensierato ed allegro perché cresciuto tra le cure e l'attenzione dei suoi produttori.
Approfondimenti
'Tenuta Il Falchetto dei fratelli Forno'
Nascono così i crù della "Tenuta Il Falchetto", in cui si assaporano gusti e profumi della migliore tradizione enologica piemontese.' (tratto dal sito www.ilfalchetto.com)
Fraz. Ciombi 16 Santo Stefano Belbo (CN)
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I Viaggi del Fantic
Lo scopo è quello di seguire le linee di sviluppo della viticoltura nazionale legata alla produzione di vini di qualità, ed alla loro commercializzazione.
Il percorso inizia dalla Sicilia, per risalire fino alla valle del Caffaro, ai confini tra la provincia di Brescia e di Trento.
Toccheremo aziende di dimensioni e caratteristiche molto diverse con l'intento di vedere in quali modi un settore d'avanguardia come quello della nostra produzione vinicola si stia adeguando alle modifiche del mercato e come la competitività internazionale stia plasmando la nostra maglia aziendale.
Fantic è un marchio registrato da Isagro Italia.
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