"Il mais - ha affermato Giorgio Collina, direttore del Consorzio agrario di Parma -, in generale, ha subito fortemente gli effetti della siccità, in termini sia quantitativi sia qualitativi. Mediamente sono andati bene solo i mais irrigati abbondantemente e, in particolare, con l'utilizzo di tecniche più innovative come la manichetta che permette un uso maggiormente razionale e continuativo dell'acqua, con abbondante risparmio della stessa".
Al momento, la trebbiatura risulta quasi ultimata.
"Le rese - ha affermato Andrea Rossi, responsabile commercializzazione prodotti agricoli del Consorzio agrario di Parma - sono mediamente inferiori al 2016 di 20-25 quintali per ettaro. Si va dai 45-60 quintali/ettaro delle colture in asciutta o poco irrigate, agli 80-95 quintali di quelle irrigate regolarmente".
"Quest'anno - ha continuato Andrea Rossi - quattro-cinque irrigazioni sarebbero state necessarie. Restano da finire di raccogliere i campi irrigati a goccia (microirrigazione), che attualmente appaiono in ottime condizioni. L'umidità media che si riscontra nei centri di stoccaggio è circa del 18%, a seguito del clima estivo siccitoso. Comunque, come sempre, i migliori risultati qualitativi si sono ottenuti trebbiando fra il 25% e il 28% di umidità".
Come prevedibile e, di fatto, previsto anche dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, la campagna del mais era a rischio di contaminazione da aflatossine.
"Analizzando ogni carico in entrata - ha affermato Rossi al proposito - si è potuto suddividere il prodotto migliore da quello che avrà bisogno di ulteriori puliture o sarà da avviare a produzioni di non alimentari come per esempio quello destinato alla produzione di energia elettrica".
Nel frattempo è in corso anche la raccolta della soia, con rese particolarmente oscillanti a seconda dei casi: dai 15 ai 45 quintali per ettaro.
Oltre che del sorgo che, essendo più tollerante allo stress idrico, sta producendo mediamente 65 quintali per ettaro di granella di buona qualità.
Per il girasole si può parlare di superfici in aumento, pur rimanendo una coltura di nicchia che quest'anno non sembra aver trovato in ogni caso le migliori condizioni ideali per esprimere tutte le sue potenzialità produttive.
Sul fronte dei prezzi, Andrea Rossi ha concluso: "l'abbondanza di prodotto estero mantiene, per ora, bassi i prezzi anche in Italia, nonostante la scarsità dei nostri raccolti. Oggi una tonnellata di mais vale per l'agricoltore poco più di 160 euro".