Il comparto del biologico italiano, stando agli ultimi dati pubblicati da Nomisma, è in forte crescita. A trainare il settore è soprattutto l’export che nel 2017 ha generato un fatturato pari a 1,9 miliardi di euro. Questo risultato ha consentito all’Italia di diventare il secondo paese esportatore al mondo, dopo gli Stati Uniti, di prodotti bio: registrando un trend di crescita del più 16% rispetto al 2016 e del più 408% rispetto al 2008.
Un successo decretato sia dalla qualità dei beni e dalla ricerca in innovazione delle aziende che dall’attenzione prestata dal sistema dei controlli. “I prodotti sono apprezzati anche perché sono ritenuti sicuri - spiega Fabrizio Piva, amministratore delegato Ccpb -.
La certificazione è dunque il primo passo verso la costruzione di un solido rapporto di fiducia con i consumatori e di una leale concorrenza nel mercato. Lo sanno bene le aziende certificate da Ccpb che proprio grazie a questi parametri esportano in tutto il mondo. La Commissione europea ha riconosciuto Ccpb come organismo di certificazione equivalente in 39 paesi del mondo. In più l’ente di controllo è il primo organismo in Italia ad aver ottenuto il riconoscimento per operare in conformità alle legislazioni nazionali di Stati Uniti, Giappone e Canada. Ccpb è inoltre capogruppo di cinque società di certificazione presenti nel Mediterraneo: Egitto, Tunisia, Turchia, Libano e Marocco".
"I prossimi anni - prosegue Piva - vedranno l’introduzione del nuovo regolamento sul bio, la cui entrata in vigore è fissata a gennaio 2021. Dobbiamo pensare ora come sarà il biologico del futuro – precisa Piva –. Il biologico deve aprirsi a nuovi orizzonti e a nuove sfide nel rispetto dei principi di naturalità, salubrità e affidabilità che lo ispirano”.
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Fonte: CCPB srl