Un mercato esigente quanto a perfezione del prodotto, quello dell'uva da tavola. Alla raccolta non un solo acino deve presentare difetti pur se minimi, pena lo scarto della partita. I parassiti e i patogeni, però, sono molti, quindi garantire alla filiera quanto essa stessa chiede appare missione complessa, sebbene non impossibile.
Fra le varie avversità che affliggono questa coltura spiccano i tripidi, insetti fitomizi il cui apparato boccale pungente succhiatore permette loro di nutrirsi della linfa di molte specie vegetali fra cui, appunto, la vite. Le punture sugli acini dell'uva produrranno lesioni di diversa entità che si evolveranno poi in cicatrizzazioni più o meno vistose una volta completato lo sviluppo degli acini colpiti.
Ancor prima che i grappoli, però, i tripidi possono attaccare i germogli. Per esempio, il Drepanothrips reuteri, il tripide della vite, compare nei vigneti proprio nella fase di schiusura delle gemme, compromettendo con le sue punture i germogli in via di sviluppo. Questi tripidi troveranno poi nei giovani organi vegetativi i luoghi più adatti per l'ovideposizione, con le femmine in grado di deporre fino a cento uova ciascuna.
In estate le ovideposizioni avverranno invece e per lo più sulle foglie apicali, come pure sulle femminelle. Appare quindi fondamentale controllare questi parassiti fin dalle primissime fasi vegetative della coltura.
Tre assi nella manica
Contro i tripidi dell'uva da tavola Sipcam Italia propone una terna di soluzioni fra loro altamente complementari quanto a modo d'azione e momento di impiego, ovvero Epik® SL, Oikos® e Trebon® Up. Il primo contiene acetamiprid, mentre il secondo e il terzo sono rispettivamente a base di azadiractina A ed etofenprox. Sostanze attive quindi dotate di caratteristiche fisico chimiche e biochimiche differenti che utilizzate in strategia possono integrare efficacemente i programmi di difesa dell'uva da tavola.
Il piano d'azione per il controllo di questi parassiti vede schierato per primo Epik® SL, da applicarsi contro i tripidi estivi alla dose di 200 millilitri per ettolitro (2 litri/ettaro), posizionando l'applicazione nella fase pre fiorale della coltura. A seguire, a fine fioritura, troverà il suo momento d'impiego Oikos®, da utilizzare alla dose di 1,5 litri/ettari per uno o due trattamenti a seconda del perdurare della pressione degli insetti. Infine, da fine fioritura e fino alla fase di allegagione potrà essere chiuso il programma con Trebon® Up, da applicarsi alla dose di 50 millilitri per ettolitro (500 millilitri/ettaro).
Seguendo tale programma, si potranno controllare i tripidi che affliggono la coltura senza appesantire al contempo il profilo residuale del raccolto, altro tema sul quale la filiera appare particolarmente sensibile, per quanto riguarda sia il mercato interno italiano, sia quello d'esportazione.
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Fonte: Sipcam