Mancano dati ufficiali...
Innanzitutto, come sottolineato dal presidente del distretto produttivo agrumi di Sicilia Federica Argentati, non sono disponibili stime produttive convalidate da enti ufficiali, ma solo valori approssimativi e per giunta discrepanti. Se fossimo nel 1800, non ci sarebbe da stupirsi, ma nel 2015, con tutti i mezzi e le tecnologie disponibili sembra veramente paradossale non avere in mano cifre concrete. Leggendo le dichiarazioni degli operatori (delle arance in primis) si evidenzia un generale calo produttivo, ma con una forbice molto ampia variabile dal 20 al 50 % rispetto all'anno precedente.
Più import, meno export
Il dato probabilmente più allarmante, riguarda l'import/export: l'Italia negli ultimi cinque anni è passata da 344 mila tonnellate esportate, a 244 mila, perdendo "per strada" un terzo del prodotto al quale si sono aggiunte 100 mila tonnellate importate dall'estero. In sostanza, esportiamo poco, ed il mercato interno ricerca prodotto dall'estero soprattutto spagnolo (60% del totale). Analisi confermata da diversi operatori dei mercati ortofrutticoli italiani, i quali affermano come abbiano aumentato la quota spagnola a discapito del nazionale. Motivo? Qualità, prezzi competitivi, continuità. Tanto per cambiare (vedi drupacee) i colleghi iberici sono in grado di fare sistema, requisito fondamentale per affrontare i mercati. Inoltre, gli sbocchi su nuovi mercati saranno sempre più importanti considerando l'ormai cronico calo dei consumi sul fronte interno (nell'ultimo anno c'è stato un calo complessivo del 2,8% a volume e del 3% a valore).
In conclusione
L'annata 2015 non dovrebbe conoscere esiti drammatici come quella appena trascorsa e nemmeno seguire l'esempio di buona parte della frutta estiva, grazie soprattutto a cali produttivi importanti ed una qualità discreta; tuttavia, ragionando nel medio/lungo periodo, occorre una sterzata decisa di tutto il settore per invertire un trend a dir poco preoccupante...
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Fonte: Italiafruit