Le condizioni di crisi idrica al Sud si aggravano, con l'unica eccezione della Sicilia, dove la situazione è migliore di un anno fa. Anbi ieri, 6 novembre 2025, ha lanciato un allarme duro e senza sconti: in molte aree del Sud ormai si rischia l'emergenza anche per il comparto potabile. E di irrigare non se ne parla proprio.

 

Intanto dal Governo arrivano per il Sud circa 340 milioni di euro con un Decreto del Ministero delle Infrastrutture reso pubblico il 22 ottobre scorso sul "Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza nel Settore Idrico". Tante opere importanti prenderanno forma in regioni come Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Ma l'emergenza incombe, per i cantieri ci vorranno anni.

 

Il 5 novembre scorso però il Consiglio dei Ministri ha finalmente sfornato il Decreto sulle Acque Reflue: consentirà di utilizzare quelle depurate e debitamente affinate per uso irriguo. A trarne beneficio sarà sicuramente la Puglia tra le regioni del Sud, che già oggi ha un potenziale di 60 milioni di metri cubi di acqua affinata all'anno, destinabile al comparto irriguo.

 

Anbi, Mezzogiorno senza acqua

"A causa della scarsità di precipitazioni, il Mezzogiorno sta sprofondando in una crisi idrica senza precedenti, con le residue scorte d'acqua che vanno rapidamente esaurendosi e con la disponibilità delle sorgenti ridotta ai minimi. Dopo aver compromesso la produzione agricola, gli effetti del perdurare di tale situazione stanno ora condizionando anche il servizio potabile, costringendo ad erogare minori quantitativi d'acqua ai cittadini delle regioni maggiormente colpite dalla siccità (soprattutto Puglia e Basilicata) ed a programmare interruzioni notturne, come nei territori materani, nel Vulture Melfese e nell'Alto Bradano". Lo afferma in una nota diffusa alla stampa ieri l'Osservatorio Risorse Idriche dell'Anbi, l'Associazione Nazionale tra i Consorzi di Bonifica e Irrigazione.

 

"Ciò accade - afferma ancora la nota Anbi - mentre l'Italia centromeridionale e le isole maggiori sono ancora alle prese con una coda d'estate, che appare infinita e temperature, che nei prossimi giorni torneranno a raggiungere i 24 gradi sulla costa sudorientale della Sicilia; tali anomalie si ripercuotono sulle temperature marine, che nel Mediterraneo sono tornate a salire, superando la media stagionale di 1,5 °C in buona parte del bacino e  di 2 °C nella fascia meridionale tra Spagna e Nord Africa fino al Medio Oriente, dove le acque raggiungeranno addirittura picchi di 25 °C-26 °C (fonte: Copernicus e Meteored)".

 

La drammaticità della peggiore situazione idrica di sempre in Basilicata è ben rappresentata dai numeri: 24 milioni di metri cubi d'acqua in meno rispetto al 2024 nei bacini, dove i volumi rimanenti sono pari a soli 86,43 milioni di metri cubi d'acqua; le più grandi dighe della regione (monte Cotugno e Pertusillo) trattengono complessivamente 63,6 milioni, quando il solo serbatoio di monte Cotugno ha una capacità autorizzata di 272 milioni e potenzialmente potrebbe arrivare a 500 milioni.

 

"Senza un netto cambio di tendenza meteorologico nei prossimi mesi, è facile immaginare altre stagioni difficili per gli agricoltori lucani" sottolinea la nota di Anbi.

 

Sono le stesse preoccupazioni, che sta vivendo la provincia di Foggia, dove nonostante i rilasci idrici centellinati, i bacini si stanno inesorabilmente svuotando; a meno di provvidenziali precipitazioni, l'invaso di Occhito toccherà il volume morto nella prossima settimana (mancano solo 1.792.000 metri cubi) con conseguente stop ai prelievi, se non a fini emergenziali.

 

Sulla regione, ottobre è stato particolarmente generoso in termini di precipitazioni cumulate, ma i territori con precipitazioni scarse sono stati la costa ionica salentina e proprio la Capitanata, dove gli accumuli si sono aggirati sui 60 millimetri e l'auspicata ripresa dei livelli degli acquiferi è stata nuovamente disattesa.

 

Guardando alle isole, la condizione idrica della Sicilia è migliore dell'anno scorso, soprattutto grazie ai maggiori apporti pluviali (su gran parte dell'isola, ottobre ha regalato tra gli 80 e gli oltre 100 millimetri di pioggia con punte di quasi 250 millimetri sul messinese); ciò nonostante, i primi 20 giorni del mese scorso hanno comportato una riduzione di oltre 9 milioni di metri cubi nei volumi idrici nei bacini.


In Sardegna, i bacini trattengono solo il 37% dell'acqua invasabile ed il deficit sul 2024 è di ben 54 milioni di metri cubi. I volumi attualmente trattenuti nei serbatoi sono i più scarsi da almeno 15 anni: a Nord Ovest, nella Nurra, mancano all'appello oltre 100 milioni di metri cubi d'acqua e, quella che rimane, costituisce appena il 5,88% dei volumi d'invaso autorizzati; è crisi anche nell'Alto Cixerri (i bacini sono al 7,27% dell'invasabile) e nel sistema idrico di Posada (il bacino Maccheronis trattiene soltanto il 7,85% del volume autorizzato). Positivo è invece il bilancio idrico nell'Ogliastra (invasi al 76,59% di riempimento) e nell'Alto Taloro (61,69%).


Tornando sulla Penisola, nel Lazio vanno segnalati, oltre alla conclamata crisi idrica dei laghi ai Castelli Romani, gli scarsi flussi in alveo del fiume Tevere, la cui portata si aggira sui 79 metri cubi al secondo, quando normalmente, in base alle rilevazioni del recente quinquennio, dovrebbe attestarsi intorno ai 100 metri cubi al secondo (elaborazione Anbi su dati Aubac); stabile, seppur anch'esso deficitario, l'Aniene mentre in Alta Sabina cresce il Velino. In Abruzzo, la diga di Penne trattiene ancora mezzo milione di metri cubi d'acqua.

 

Mentre si profila all'orizzonte un'emergenza idrica che potrebbe avere dei risvolti davvero pesanti per le regioni del Mezzogiorno, il Governo mette a punto strumenti strutturali per por mano all'ormai ciclico presentarsi delle crisi idriche.

 

Attività del Governo per il comparto irriguo al Sud

Il Ministero per le Infrastrutture nel quadro della "Adozione dello stralcio attuativo del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico" ha emanato il Decreto Ministeriale 16 settembre 2025, pubblicato il 22 ottobre scorso, in Gazzetta Ufficiale, che stanzia complessivamente oltre 957 milioni di euro per progettazioni esecutive ed opere nel settore idrico.

 

Di questi soldi qualcosa come 239,6 milioni vanno alle regioni del Mezzogiorno per opere irrigue: rifacimenti, adeguamenti sismici, manutenzioni straordinarie per lo più: ma anche il ripristino ex novo e la progettazione esecutiva di due dighe nuove in Basilicata e Puglia, opere che avranno bisogno di tempo, ma che nel giro di pochi anni potrebbero dare un contributo non da poco per uscire da un'emergenza che sta diventando strutturale.

 

Importante l'assegnamento di risorse del decreto al Consorzio di Bonifica della Calabria, che per la ristrutturazione, la manutenzione e l'adeguamento sismico di cinque dighe mette a segno finanziamenti ai cantieri per quasi 31,8 milioni di euro. In arrivo denari anche in Lucania, dove il Consorzio di Bonifica della Basilicata è destinatario di un finanziamento di 113,7 milioni di euro per il ripristino della Diga Abate Alonia sul torrente Olivento in agro di Lavello (Potenza).

 

In Sardegna al Consorzio di Bonifica dell'Oristanese per lavori di manutenzione straordinaria di importanti adduttrici in destra del fiume Tirso vanno 34,4 milioni di euro.

 

In Sicilia, al Consorzio di Bonifica 7 di Caltagirone vanno invece 25 milioni di euro per i lavori di ristrutturazione impianti irrigui nel comprensorio del Dittaino-Ogliastro. Al Consorzio di Bonifica 9 di Catania, invece vanno invece quasi 23,5 milioni di euro per il rifacimento delle adduttrici sul fiume Simeto, mentre per la progettazione esecutiva delle opere di manutenzione straordinaria dello sbarramento Contrasto sul fiume Simeto vanno altri 1,8 milioni di euro.

 

In Puglia, il decreto - infine - assegna 9,4 milioni di euro al Consorzio per la Bonifica della Capitanata per il completamento della progettazione esecutiva dell'invaso di Palazzo d'Ascoli, opera strategica per la sicurezza idrica e per lo sviluppo del territorio, utile per il comprensorio irriguo del Carapelle, in provincia di Foggia. In particolare, l'opera dovrebbe - una volta costruita - sbarrare il corso del torrente Carapellotto in località Palazzo d'Ascoli, in agro del comune di Ascoli Satriano. Lo schema idrico complesso prevede la creazione di un invaso con una capacità utile di 67 milioni di metri cubi: 40 milioni saranno destinati ad uso irriguo, mentre la rimanente parte avrà utilizzi industriali.

 

Decreto Acque Reflue, potranno essere usate per irrigare

Il 5 novembre scorso il Consiglio dei Ministri con l'approvazione del Decreto Acque Reflue ha compiuto un passo in avanti per rendere il settore agricolo più resiliente al fenomeno del cambio del clima. "Con questa normativa sarà possibile utilizzare acque reflue trattate per usi irrigui rispettando i parametri di salubrità e dei più alti standard qualitativi senza costi aggiuntivi per gli agricoltori" ha dichiarato il ministro per l'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. "Noi trattiamo la scarsità idrica in modo diverso rispetto ai precedenti governi - ha sottolineato il ministro Lollobrigida - per noi la carenza d'acqua non è una emergenza ma un fenomeno strutturale che va affrontato mettendo nelle condizioni il sistema agricoltura di sfruttare la risorsa idrica al meglio e senza sprechi".