Le conseguenze della destabilizzazione economica dovute alla invasione dell'Ucraina da parte della Russia sono visibili in tutti i settori a partire dal settore agroalimentare - diamo per esempio una occhiata al mercato dei cereali, magari tentando qualche previsione per la stagione entrante.

 

Dal punto di vista dei consumi Eurostat segnala che il prezzo del pane è in vertiginoso aumento in tutta l'Unione Europea: nell'agosto 2022 mentre l'inflazione toccava il 10% il prezzo del pane ha avuto un aumento medio del 18% rispetto all'anno precedente e in alcuni paesi dell'Est ha oltrepassando anche di gran lunga il 30% (Ungheria +65).

 

Gli elevati costi energetici hanno ovviamente riflessi sulla industria di trasformazione connessa all'agricoltura - per esempio tutti gli impianti di trasformazione dei cereali (compresi quelli per la produzione di bioetanolo) hanno ridotto la propria attività per effetto degli alti costi del gas naturale.

 

Mentre il corridoio della Nazioni Unite per l'esportazione del grano ucraino ha comportato un certo rilassamento dei mercati netti importatori (in particolare Spagna e Portogallo) si è evidenziata di contro una notevole volatilità per i prezzi dei cereali dei paesi Ue netti esportatori (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria). Se vogliamo dare allora una sbirciata alla sfera di cristallo: le ultime stime pubblicate dall'Usda per l'Unione Europea riportano un calo delle superfici seminate a cereali (da 52 a 51,2 milioni di ettari) con una conseguente riduzione dei raccolti (da 292 a 270 milioni di tonnellate: -8%). Le peggiori raccolte sono previste in particolare nel Sud Ovest del continente (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Croazia).

 

Il consumo di cereali dovrebbe calare da 268 a 259 milioni di tonnellate per le cause anzidette ma anche per le numerose emergenze epidemiche animali presenti nel continente (influenza aviaria - Hpai; Peste Suina - Asf; sindrome riproduttiva e respiratoria del suino - Prrs). A bilanciare il consumo di cereali nell'Unione vi dovrebbero essere tuttavia notevoli esportazioni verso il Nord Africa e il Medio Oriente a compensare le minori forniture di grani russi in quelle aree e anche per effetto di una maggiore competitività di prezzo per i grani europei.