Ismea ha pubblicato l'edizione 2021 dell'Isic filiere, l'indicatore sintetico che fornisce un quadro sulle performance competitive delle filiere agroalimentari italiane. L'indice sintetizza le quattro dimensioni della competitività, ovvero quella di costo, la redditività lorda, i mercati esteri e l'innovazione. La nuova edizione, pubblicata quest'anno, propone un aggiornamento dei dati in serie storica, nell'intervallo di tempo fra il 2014 e il 2018.
L'Isic può costituire un supporto innovativo, di immediata lettura e interpretazione per il monitoraggio e la valutazione degli effetti delle politiche agricole e di quelle di sviluppo rurale, che hanno come priorità la crescita di competitività del settore agroalimentare. Questo indice curato da Ismea è stato sviluppato in due versioni, l'Isic statico e quello dinamico. Mentre lo statico fornisce il posizionamento delle filiere indicando se ciascuna filiera è più o meno competitiva rispetto al comparto agroalimentare nazionale sul complesso in un certo anno, l'indice dinamico fornisce una misura della variazione della competitività dell'intero comparto agroalimentare nel tempo.
Il settore agroalimentare ha registrato una performance positiva nel periodo, con un indice Isic dinamico pari a 105,7 punti. La filiera vitivinicola si conferma al top della classifica delle filiere prese in considerazione, ma il livello è rimasto stabile rispetto al 2014. Carne e cereali, che partivano da posizioni peggiori, sono invece i comparti con le performance dinamiche migliori tra quelle analizzate. Cali di competitività si sono invece registrati per la filiera ortofrutticola e quella olivicola e olearia. In particolare, per l'olio la riduzione competitiva è stata molto evidente, con un Isic dinamico pari a 85 punti. Stabile infine le performance del settore lattiero caseario.
Analizzando voce per voce le dimensioni della competitività nelle filiere, andiamo per step partendo dalla competitività di costo:
- Valore aggiunto per occupato/costo del lavoro per dipendente
In questo preciso indicatore la performance migliore è registrata dalla filiera lattiero casearia. Tutte le filiere registrano un miglioramento della competitività, a parte i cereali e la carne, che però partivano da posizioni iniziali sopra la media. Sotto la media invece la filiera olivicola. Nel complesso si registra un incremento, segno che comunque il settore agroalimentare ha migliorato nel periodo di tempo considerato l'apporto dei prodotti a più alto valore aggiunto sul totale del giro d'affari. - Valore della produzione/costi totali
Come secondo indicatore della competitività di costo troviamo il rapporto fra il valore totale della produzione e il livello totale dei costi. Latte, vino e ortofrutta registrano una performance dinamica positiva, mentre il trend negativo è per carne, cereali e olivicoltura, quest'ultima in forte decremento a causa della forte contrazione produttiva degli ultimi anni.
Passando alla redditività lorda, l'indice del comparto agroalimentare nel suo complesso è rimasto pressoché stabile rispetto ai valori del 2014. L'unica filiera con una posizione iniziale superiore alla media a registrare una crescita della redditività è quella vitivinicola, mentre sempre in flessione troviamo cereali e olio. Bene la filiera della carne, che presenta la dinamica migliore fra il 2014 e il 2018.
L'analisi di Ismea prosegue poi con il terzo indicatore, quella della competitività con gli scambi esteri. Secondo i dati del report, l'indicatore di maggiore spicco, ovvero l'incidenza del valore delle esportazioni sui ricavi totali del comparto, ha registrato una crescita del 10% rispetto al 2014. Cresce quindi la propensione all'esportazione, fondamentale per una giusta diversificazione dei rischi. Solo la filiera olivicola ha performance negative.
Interessanti poi infine i dati relativi all'innovatività, indicatore che riguarda la propensione agli investimenti e in particolare il rapporto fra gli investimenti e il valore aggiunto. Cresce fra il 2014 e il 2018 la propensione a investire, quasi il 10% in più da inizio a fine periodo. Buone dinamiche per carne, cereali e olivicoltura, mentre è il settore vitivinicolo a balzare in testa agli investimenti, complici anche i tanti contributi Psr e Ocm in favore del settore. L'unica filiera che registra una dinamica negativa nel periodo è la filiera latte e derivati.