Errori strategici
Riduzione del 50% degli agrofarmaci, riduzione di almeno il 20% dei fertilizzanti, riduzione del 50% degli antibiotici negli allevamenti. E poi aumento della superficie ad agricoltura biologica e di quella ad alta biodiversità.Sono alcuni degli obiettivi del Green New Deal, l’ambizioso programma decennale messo a punto dalla Commissione europea, da attuare seguendo i dettati del Farm to Fork.
Obiettivi virtuosi ma che richiedono uno sforzo finanziario enorme, e il mondo agricolo si interroga sull’impatto che queste scelte potranno avere sul piano pratico, specie all’indomani dell’emergenza sanitaria.
Agrinsieme (sigla che racchiude tutte le organizzazioni agricole, con l’unica eccezione di Coldiretti) si preoccupa che queste risorse non vengano sottratte alla Pac, la politica agricola comune.
E’ attorno a questo argomento che si snoda l’articolo a firma Lorenzo Frassoldati, pubblicato il 7 settembre sulle pagine di economia di “QN”.
“C’è il concreto rischio - conclude l’articolo - di scaricare il peso della transizione ecologica sulle spalle dei produttori agricoli.” Sarebbe un errore strategico.
Attenti alla Brexit
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea si avvicina e restano ancora distanti le intese per un addio indolore.Senza un accordo condiviso sarebbero molte le conseguenze per i commerci dell’una e dell’altra parte e c’è chi si preoccupa di cosa potrebbe accadere ai prodotti agroalimentari italiani.
Se ne parla su “Repubblica” dell’8 settembre, dove si ricorda che le nostre esportazioni Oltremanica ammontano a 3,5 miliardi di euro, superate solo da Germania, Francia e Stati Uniti.
Fra i prodotti più venduti in Gran Bretagna figura il nostro Prosecco, seguito da ortofrutta, pasta, olio di oliva e formaggi.
Fra questi ultimi i più apprezzati dai consumatori inglesi figurano il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Per questi flussi mercantili, in assenza di un accordo, scatterebbero dazi dai quali potrebbe derivare una riduzione dei consumi.
Macfrut “digitale”
“L’ortofrutta italiana è cresciuta anche sotto il lockdown: la frutta del 20%, la verdura del 13%. E persino l’export, tra gennaio e maggio, è riuscito a mettere a segno un più7%”.Lo scrive “Il Sole 24 Ore” del 9 settembre, commentando alcuni dati messi in evidenza in occasione del Macfrut, la manifestazione internazionale destinata al settore ortofrutticolo andata in scena in versione “digitale”.
I 400 espositori hanno incontrato i visitatori e buyer in modalità esclusivamente virtuale. Grazie alla possibilità di visitare la manifestazione con una registrazione gratuita, tutti hanno potuto dialogare e porre domande e quando necessario fissare appuntamenti di lavoro.
Il settore ortofrutticolo, ricorda l’articolo citando i dati elaborati da Nomisma, annovera circa 300mila aziende per un fatturato di 13 miliardi di euro.
Importante il numero di aziende dedicate alle produzioni biologiche (28%) e ancora più numerose (36%) quelle che hanno scelto la produzione integrata. Rilevante poi il ruolo dell’export, che assorbe 8,4 miliardi, dunque oltre la metà del fatturato globale del settore.
Lavoro, quanto costa il condono
Costa 300 euro il condono sul lavoro sommerso. La cifra è indicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 settembre, dove è pubblicato (finalmente…) il decreto del 7 luglio. A pagare questa cifra saranno però solo i datori di lavoro che hanno aderito alla sanatoria entro il 15 agosto, data alla quale scadeva la possibilità di accedere a questa opportunità.Chi vi ha aderito lo ha fatto “al buio”, visto che ancora non si conoscevano gli importi, che nel caso delle colf scendono a 156 euro.
E’ quanto si apprende da “Italia Oggi” del 10 settembre, che specifica come un terzo delle somme vadano al fisco e due all’Inps. Di questi due terzi, uno sarà riaccreditato ai lavoratori.
Va precisato che il contributo va versato prima della convocazione presso lo Sportello unico per l’immigrazione.
Altra precisazione riguarda l’entità del contributo, che va inteso per ogni mese o frazione di mese. Poi spetterà all’Inps dettare le regole per gli altri adempimenti previdenziali.
In caso di inammissibilità o rigetto della sanatoria, il contributo forfait non verrà restituito. Contribuente avvisato…
Agricoltura cercasi
Non c’è traccia di agricoltura nei progetti connessi al Recovery Fund, forse perché a questo settore già si è dato con il “Generation next”. Ma si tratta di soldi tolti agli aiuti diretti della Politica agricola comune, come denuncia Annamaria Capparelli sulle pagine del “Quotidiano del Sud” dell’11 settembre. Che continua ricordando che uno sviluppo sostenibile non potrà esserci se non si risolveranno i problemi che portano all’abbandono delle aree interne e sul drammatico consumo del suolo.Altro capitolo importante è quello delle strutture idriche al quale l’Anbi, che riunisce i consorzi di bonifica, ha dedicato un progetto che prevede una spesa di 4 miliardi per rendere efficiente la rete idraulica.
Intanto va preso atto che alcuni provvedimenti a favore dell’agroalimentare sono comunque presenti, a iniziare dalla norma inserita nel decreto Semplificazioni, che garantisce trasparenza sui flussi di import.
Nello stesso decreto si trovano poi agevolazioni al credito per i giovani agricoltori.
Basteranno? La risposta è un deciso no, anche in vista delle prossime sfide che attendono il settore, fra le quali le ripercussioni sui mercati dell’uscita dall’Unione europea della Gran Bretagna.
L’arachide riscoperta
Cresce l’interesse per la riscoperta di colture un tempo diffuse e oggi dimenticate.Sta accadendo per il luppolo, sulla scia della crescita delle birre artigianali e ora tocca alle arachidi. Presente in Italia sino a 50 anni fa, questa coltivazione è stata poi abbandonata e oggi riscoperta grazie anche all’aumento dei consumi di frutta secca, raddoppiato negli ultimi dieci anni.
Dalle pagine de “Il Sole 24 Ore” dell’11 settembre si apprende così del progetto portato avanti da Sis, società del gruppo Bonifiche Ferraresi, che ha recuperato un seme vecchio di 50 anni per ridare vita a questa coltivazione.
Stando agli ideatori del progetto, la filiera dell’arachide nazionale ha un potenziale di crescita di circa 30mila ettari e potrebbe svilupparsi in molte regioni italiane, dove sono presenti terreni torbosi e temperature elevate. Occorrono però competenze e molta manodopera.
La rucola alla riscossa
Per una coltura che viene riscoperta ce n’è un’altra che dopo aver conosciuto fasti e glorie è rientrata da tempo nell’anonimato, ma che ora pretende comunque il suo “posto a tavola”, magari fra gli Igp.E’ la rucola, ancora oggi protagonista su pizze e carpaccio, insieme alle scaglie di Parmigiano Reggiano.
Curiosa la sua storia, ripercorsa a grandi tappe da “Italia Oggi” del 12 settembre, quando se ne vantavano talune proprietà afrodisiache, che ne avevano decretato l’allontanamento dagli orti dei conventi.
Proprietà oggi smentite e la sua coltivazione si è progressivamente ridotta sino a concentrarsi tra Battipaglia e Eboli, in provincia di Salerno, dove si realizza oltre il 70% della produzione nazionale.
Forti di questi numeri, i produttori della Piana del Sele puntano ad ottenere la Igp per la rucola che proviene dai loro campi e in agosto è stata pubblicata sulla Gazzetta Europea la domanda che avvia l’iter per questo riconoscimento.
Dopo aver esaminato il disciplinare di produzione messo punto dai produttori di rucola, e in assenza di contestazioni da parte di altri paesi europei, anche la rucola potrà avere il suo marchio di origine. E chissà che non torni a essere protagonista di molti piatti.
Il luppolo avanza
Se nella settimana passata si era appreso della iniziativa di un gruppo di imprenditrici agricole romagnole, decise a far ripartire la filiera del luppolo, ora dal “Corriere dell’Umbria” del 13 settembre arriva la notizia che anche nell’Altotevere si punta sul luppolo.In particolare fra Citerna, San Giustino e Città di Castello, già da due anni alcuni giovani agricoltori si sono cimentati in questa coltivazione.
Coltivare luppolo è impegnativo, ma i risultati economici sono incoraggianti. Per il prodotto biologico il valore della produzione oscilla fra i 25mila e i 35mila euro per ettaro, ma l’importante sarebbe conoscere quali sono i margini per l’azienda, cosa che l’articolo non svela.
Si apprende tuttavia che fra coltivazione del tabacco (coltura diffusa in Umbria) e quella del luppolo si possono attuare interessanti sinergie.
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