"Si tratta di un'annata del tutto inconsueta che aggiunge un'ulteriore preoccupazione al settore, già sofferente a causa della remunerazione sempre più bassa. Nel caso del pomodoro, i prezzi contrattati con l'industria sono in calo da anni, mentre i costi di produzione e, soprattutto, le difficoltà legate ai cambiamenti climatici, rendono sempre più ridotti i margini di profitto" commenta la Coldiretti.
"Eppure il comparto, nonostante un calo di superficie, conta ancora 36.707 ettari totali dei quali il 6,6% garantisce un raccolto certificato 'bio': un salto di qualità che premia gli orientamenti colturali praticati dagli agricoltori impegnati ogni giorno a tutelare la salute dei consumatori. Il Veneto è la quarta regione per superficie vocata (2.121 ettari concentrati nelle province di Rovigo, Verona, Venezia) dopo l'Emilia Romagna (24.866), la Lombardia e il Piemonte".
Quest'anno in particolare i produttori si vedono restituire camion di pomodori in quanto gli stabilimenti non riescono a lavorarlo, con un ulteriore danno, oltre al modesto valore pagato in campo. L'ennesima occasione, quindi, in cui a rimetterci è l'imprenditore agricolo.
Difficoltà a cui si aggiunge un altro problema, sul quale la Coldiretti da anni si batte: l'etichettatura dei trasformati.
"Garantire al consumatore la possibilità di scegliere in modo consapevole - aggiunge Coldiretti - è indispensabile per tutelare il made in Italy, ma al tempo stesso per non lasciar spazio a dubbi sul prodotto che si mette in tavola. L'etichettatura è l'unica soluzione per assicurare la trasparenza delle produzioni e permette di mettere la faccia sui prodotti senza dover temere confronti non alla pari, sia sul versante della qualità che della sicurezza alimentare".
Per la Coldiretti l'etichetta deve riportare obbligatoriamente la provenienza della materia prima impiegata per frutta e verdura trasformate, come i derivati del pomodoro.