No ad un limite massimo alla produzione fotovoltaica in Italia”. Così il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha accolto l'allarme lanciato dalle associazioni del comparto in occasione della prima giornata degli 'Stati generali delle rinnovabili e dell'efficienza energetica' di mercoledì scorso nell'ambito di Solarexpo a Veronafiere dal 9 all'11 maggio.

Il rischio, secondo gli operatori e le associazioni delle filiere rinnovabili italiane, è quello di affondare un settore che nonostante il difficile periodo di crisi aggrega cento mila posti di lavoro e copre il ventisei per cento della produzione elettrica nazionale.
Clini, che ha presenziato alla giornata inaugurale della manfiestazione, ha quindi aggiunto che “il futuro dell'Italia si gioca nella possibilità di aumentare il ruolo delle fonti rinnovabili da riferire al contesto economico nazionale e al sistema energetico tenendo conto che non abbiamo il nucleare e non siamo grandi produttori di petrolio, gas e carbone”.

 

Serve un confronto

Quella di Solarexpo 2012 è un'edizione particolarmente significativa visto il movimento che si è creato intorno alle energie rinnovabili sia in termini di investimenti che per quanto riguarda la recente normativa.
L'evento sugli Stati generali delle rinnovabili è nato da un coordinamento tra le associazioni operanti nella green economy che si sono impegnate in un confronto sul quinto conto energia e sui decreti attualmente allo studio della Conferenza stato regioni riguardanti i regimi di incentivazione del fotovoltaico e delle altre rinnovabili elettriche. In una lettera indirizzata negli scorsi giorni alla Conferenza, le oltre venti associazioni che hanno partecipato agli Stati generali, hanno esposto specifici emendamenti ai decreti ministeriali in fase di studio. Si tratta, sostengono le associazioni, di porre rimedio alle misure inadeguate e fortemente penalizzanti attualmente contenute nei testi.

 

Le richieste per sbloccare il settore

La prima richiesta ribadita durante la chermesse veronese, è quella di procedere ad una pronta emanazione, previa consultazione con le parti, del decreto sulle rinnovabili termiche in ritardo di otto mesi. A ciò si è aggiunta quella di definire gli obiettivi dei certificati bianchi al 2020 e di quelli per la promozione e l'immissione in rete del biometano.
Una seconda importante richiesta ha riguardato la riduzione della burocrazia nel comparto elettrico; si auspica l'abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie a vantaggio di una riduzione della tariffa autoregolabile in funzione del volume delle istallazioni.
Il risultato garantito sarebbe lo stesso ma verrebbe raggiunto con strumenti di mercato – spiegano le associazioni -, evitando un approccio dirigista che ha l’unico risultato di bloccare la bancabilità dei progetti”.

 

Fotovoltaico

Per quanto riguarda il fotovoltaico, la richiesta, tra le altre, è quella di tornare al limite di sette miliardi indicato nel quarto conto energia per garantire alla tecnologia di “camminnare con le proprie gambe” nel medio termine. Fondamentale, inoltre, per le associazioni, un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto così da accompagnare il passaggio al nuovo regime.

 

Altre fonti

Per biomasse e biogas la richiesta verte su una semplificazione dei premi, in particolare per gli impianti di potenza inferiore a 1 MW, oltre all'innalzamento della potenza per l'accesso ai registri a 250 kW e all'incremento del contingente annuo per le varie fonti.

 

La risposta

Il ministro che si è detto d'accordo sulla necessità di ridurre il peso della burocrazia, arrivando ad un uso delle rinnovabili semplificato, ha dichiarato la necessità di “sviluppare le capacità del sistema Italia nel campo dell'innovazione, dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Il tessuto delle imprese – ha affermato Clini -, è pronto a scattare ma ha bisogno di una cornice di sicurezza delle regole e di una ragionevole liquidità. Le fonti di energia rinnovabilie sono una risorsa per l'economia e non un costo, come spesso afferma una parte di Confindustria.
Con i decreti abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare in questa direzione. Quello predisposto è uno schema di revisione degli incentivi, che vuole rafforzare la competitività delle rinnovabili. Siamo disposti – aggiunge Clini -, a rivedere il valore degli incentivi, affinché non ci sia un impatto sullo sviluppo delle rinnovabili”.

Il ministro è quindi rientrato in anticipo a Roma, lasciando l'amaro in bocca ad alcune delle associazioni del fotovoltaico per non essere riuscite a confrontarsi con lui, per partecipare all'incontro della Conferenza Stato-Regioni previsto per il 10 maggio e in cui si discutono proprio i decreti di incentivazione alle rinnovabili.