Che gli elateridi siano un problema serio per la coltura della patata non è certo una novità. Né del resto ci si poteva aspettare qualcosa di diverso allargando le maglie della difesa contro tali parassiti. A dare conto di tali trend negativi è stato uno specifico convegno dal titolo "Emergenza elateridi su patata: quali strategie per il futuro?", tenutosi il 22 novembre a Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria.
Organizzato da Aspropat. Piemonte, Agrion e Sata, con il patrocinio della Regione Piemonte, l’incontro ha visto numerosi relatori del mondo tecnico e associativo piemontese dedicato alla patata.
La patata in Piemonte
Nel 2009 la sola provincia di Alessandria annoverava mille ettari a patata, scesi oggi a 436 su un totale regionale di 925. Negli ultimi 12 anni si è assistito peraltro alla revoca di geoinsetticidi fosforganici e carbammati di lunga persistenza (2010), mentre nel 2014 è terminata l’autorizzazione in deroga di fipronil. A questa è seguita la revoca dei concianti neonicotinoidi (2018) e dell’etoprofos (2020). Un impoverimento di mezzi tecnici che ha moltiplicato le difficoltà dei produttori nel contrastare i parassiti terricoli.
Come risultati, i danni alla raccolta sono cresciuti nel tempo. In provincia di Alessandria, per esempio, sarebbero saliti dai 15-30% del 2017 fino al 90% del 2021, con una progressione senza soste: 25-40% nel 2018, 30-60% nel 2019 e 45-80% nel 2020. Analogo trend a Cuneo, seconda provincia in Piemonte per la patata, con 261 ettari. Si è passati dal 5-10% del 2017 a una forbice fra 30 e 90% nel 2021. Sono cioè sempre più frequenti i casi in cui l’agricoltore perde quasi completamente il raccolto.
Elateridi: prima avversità
Questi insetti terricoli attaccano la patata ma non solo, potendo prosperare anche in presenza di pomodoro, cipolla, legumi e cicoria. Sono talmente aggressivi da forare persino le ali gocciolanti. Le rotazioni non danno quindi più garanzie, fornendo più che altro benefici contro il fenomeno della stanchezza del terreno. A conferma, le situazioni più critiche si verificherebbero soprattutto quando la patata succede a cereali, erbai e prati stabili.
Il monitoraggio in campo è in certi casi quasi inutile, potendo verificare la presenza tramite il danno elevato ai tuberi. Specialmente quello sulle larve appare insostenibile quanto a costi, anche a causa della variabilità nella presenza del parassita nelle diverse aree dell’appezzamento.
Una possibile strategia, per quanto non risolutiva, è quella dei sovesci e della biofumigazione, sebbene rappresenti un costo elevato per l’azienda in termini di macchinari e sementi.
Le possibili soluzioni
Sicuramente, oltre all’impiego dei geoinsetticidi granulari contenenti piretroidi, sarebbe bene valutare la reintroduzione delle sostanze attive più efficaci. Guardando poi all’estero, in Polonia e Germania si sta impiegando Metarhizium brunneum Cb15-III, un fungo entomopatogeno isolato in Germania che si trova comunemente nei suoli e viene applicato per il controllo biologico di numerosi fitofagi. Le larve degli organismi bersaglio infettate a seguito del contatto con le spore del fungo muoiono infatti dopo alcuni giorni.
In Olanda si conta una terna di prodotti che portano i nomi di fostiazate, oxamyl e teflutrin, il primo dei quali compare anche nelle strategie francesi. In tal senso urgono anche in Italia richieste di deroghe per tali sostanze attive.
Di crescente interesse tecnico agli occhi dei produttori di patate sarebbero infine alcuni formulati a base di spinosad, cyantraniliprole e azadiractina A, i quali potrebbero rappresentare in futuro un concreto aiuto nella lotta agli elateridi. Un futuro che si auspica il più possibile prossimo.