Coniothyrium minitans è un fungo antagonista specifico per il controllo di Sclerotinia sclerotiorum, Slerotinia minor, Sclerotinia trifoliorum e Sclerotinia cepivorum. Comunemente presente nel terreno, vive unicamente a spese degli sclerozi, organi di propagazione e sopravvivenza del patogeno, dotati di elevata persistenza nel terreno (anche 2-3 anni).
Coniothyrium minitans entra nei propagoli del patogeno attraverso piccoli pori o superfici lacerate mediante lisi enzimatica (chitinosi e glucanasi).
Una volta entrato, penetra a livello inter- e intra-cellulare dove produce corpi fruttiferi attraverso riproduzione asessuata.
’infezione prosegue causando alterazioni cellulari dovuti ad un alto potenziale osmotico che porta al distaccamento della membrana.
Generalmente, le spore del microrganismo antagonista germinano nel suolo e danno origine ad un ammasso miceliale che, in 2-3 mesi circa, distrugge gli sclerozi presenti nel terreno.
Coniothyrium minitans non è modificato geneticamente, ed essendo antagonista altamente specifico nei confronti di Sclerotinia, non altera l’ecosistema naturale, non è fitotossico cosi come non risulta dannoso per l’uomo, gli animali e i pesci.
Il prodotto è ammesso in agricoltura biologica ed integrata. Coniothyrium minitans può essere impiegato su tutte le colture sensibili a Sclerotinia spp., in base alle sottoindicate modalità applicative:
- 2-3 mesi prima dell’attacco di Sclerotinia;
- in pre-semina o pre-trapianto di colture sensibili a Sclerotinia ma normalmente infettate dalle ascospore del fungo (pomodoro, peperone, melanzana, cocomero, melone, fagiolo, pisello, lupino, petunia);
- dopo la raccolta sui residui colturali prima del loro interramento mediante lavorazioni meccaniche.
Inoltre, è possibile distribuire il prodotto in pre-semina di colture non sensibili a Sclerotinia oppure prima di lasciare a riposo il terreno (set-aside).
Coniothyrium minitans si applica al terreno o sui residui della coltura precedente con le attrezzature convenzionali (accuratamente pulite).
Il prodotto deve essere rapidamente incorporato nel terreno mediante lavorazione meccanica a 10-20 cm di profondità in funzione della coltura.
Dopo tale operazione occorre non lavorare più il terreno per evitare di portare nello strato superficiale sclerozi presenti in profondità.

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