La corsa all'automazione in agricoltura ci sta abituando a vedere mezzi futuristici, con linee e design mai visti prima e alimentazioni alternative. Generalmente vengono chiamati porta attrezzi in quanto l'idea progettuale, combinando semplicità e versatilità, consiste in un telaio motrice su cui equipaggiare le differenti attrezzature già esistenti.

 

Hanno caratteristiche simili ai trattori tradizionali tranne che per l'assenza della cabina. L'operatore, infatti, è previsto che non sia a bordo del mezzo ma a bordo campo, impegnato nella supervisione di uno o più cantieri di lavoro.

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Accanto alle macchine autonome prive di cabina, i produttori agromeccanici propongono anche dei mezzi altrettanto autonomi che, perlomeno esteticamente, sono più vicini a ciò che gli agricoltori sono abituati a vedere: veri e propri trattori con cabina e tutto il resto. 

 

Trattori autonomi, con la cabina

Dotati di tutti i sistemi necessari per la guida autonoma, sono normali trattori cabinati che possono essere guidati in maniera tradizionale e, una volta raggiunto l'appezzamento, prevedono la possibile attivazione della modalità autonoma. 

 

Circolare su strada in modalità autonoma è infatti ancora vietato, e se è vero che l'utilizzo dei robot offre un risparmio di tempo e manodopera, l'agricoltore è costretto a fare la spola da un campo all'altro con modalità di guida tradizionale. 

 

Tutti i principali produttori di macchine agricole hanno in cantiere prototipi di trattori autonomi

Tutti i principali produttori di macchine agricole hanno in cantiere prototipi di trattori autonomi
(Fonte foto: AgroNotizie, generata con IA)

 

Alcuni esempio di trattori a guida autonoma sono il prototipo Agri Robo KVT di Kubota, i John Deere 9RX e 5ML, il Magnum 340 di Case IH e il T8 Genesis di New Holland entrambi con kit Raven Autonomy, gli specializzati elettrici Monarch MK-V, il prototipo dello Xerion 12.590 Terra Trac con tecnologia Autonomy Connect di Class, il prototipo di specializzato Smart Vineyard Tractor di Deutz Fahr ed altri ancora. 

 

Alcune case stanno sviluppando kit retrofit che equipaggiano normali trattori della sensoristica e del software necessari alla funzionalità autonoma. Ne sono un esempio il kit autonomia John Deere, il kit autonomia di Raven per CNH e ancora l'Advanced Vision Assisted Guidance per gli specializzati New Holland.

 

La tecnologia c'è, la norma? In corso

Sono quindi molti i costruttori che hanno già queste soluzioni pronte per il mercato e alcuni le stanno già vendendo, per esempio in Nord America, dove i regolamenti e le direttive sono meno stringenti. Tuttavia, nei confini europei, il quadro normativo per i trattori autonomi risulta tutt’altro che chiaro, ancor meno di quello che riguarda i robot agricoli.

 

Tutto ciò che rientra nella definizione di macchina autonoma senza cabina sarà disciplinato dal nuovo Regolamento Macchine, in vigore dal 20 gennaio 2027, che introduce importanti novità in tema di automazione. La Mother Regulation (Regolamento UE 167/2013) che regola l’omologazione dei trattori agricoli, non fa alcun riferimento alle funzionalità di autonomia.

 

"Di fatto, non esiste una definizione precisa di trattore autonomo e ciò rappresenta un grosso ostacolo all'omologazione di questi mezzi - afferma Alessio Bolognesi, del servizio tecnico di FederUnacoma per l'Agricoltura Digitale. Siamo parte del un gruppo di lavoro dell''Associazione Europea delle Macchine Agricole (Cema) per identificare e definire i requisiti, le normative applicabili e gli eventuali nuovi test necessari per poter far arrivare sul mercato europeo questi mezzi. L'obiettivo è di proporre alla Commissione Europea un emendamento alla Mother Regulation che consenta di estendere l’omologazione anche ai trattori in modalità autonoma. 

 

L'importanza degli standard

Intorno ai mezzi autonomi, siano essi trattori o porta-attrezzi, c'è molto clamore ma sono molti gli esemplari che rimangono in stato di prototipo e non fanno il loro ingresso sul mercato. Complice è anche una regolamentazione che ancora fatica a inquadrare le ampie possibilità di utilizzo e a definire e fornire alle case produttrici degli standard di progettazione a cui fare riferimento.

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Tali standard sono importanti per i produttori perché definiscono quali requisiti tecnici a livello di progettazione sono necessari per immettere sul mercato una macchine conforme ai regolamenti.

 

"Esistono due modelli per dimostrare la conformità di un prodotto: l’autocertificazione, basata su un’analisi dei rischi condotta dall’azienda, e il type approval, che prevede la verifica preventiva di tutti i requisiti tecnici attraverso l'adesione agli standard - spiega Christophe Tissier, Technical Advisor del Cema. Gli standard sono importanti - aggiunge - ma, è bene ricordare, che non sono l'unica strada: il type approval garantisce maggiore sicurezza per i produttori, ma offre meno flessibilità nell’introduzione di nuove tecnologie". 

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L'aspetto più rilevante e delicato sono gli standard di sicurezza delle funzioni autonome. A tal riguardo, a fine del 2024 è stata pubblicata la norma ISO 18497, intitolata 'Macchine Agricole e Trattrici - Sicurezza delle macchine parzialmente automatizzate, semi-autonome ed autonome', che si articola in quattro parti e fornisce specifiche generali di progettazione, concentrandosi su:

  • principi di progettazione delle macchine e vocabolario;
  • principi di progettazione dei sistemi di rilevamento degli ostacoli;
  • zone di operatività autonoma;
  • metodi di verifica e principi di validazione.

 

"La norma ISO 18497 copre gli aspetti di supervisione, di sicurezza dell'area di lavoro, di segnaletica audio visiva, di alert, di modalità di attivazione e disattivazione della modalità autonoma ed altri requisiti di base - Afferma Bolognesi. Tuttavia è una norma orizzontale che non copre nessun caso specifico. Per questo partecipiamo a un gruppo di lavoro del Cema, dedicato allo sviluppo di standard verticali. Il primo di questi, ormai quasi pronto per essere sottoposto all’ISO, riguarda le macchine per la lavorazione del terreno"

 

Il lavoro 'caso per caso' del Cema

"L'obiettivo è creare quanti più standard possibili, sviluppati in un'ottica internazionale, fornendo soluzioni tecniche realmente applicabili ai singoli casi d'uso specifici" ha affermato Cristophe Tissier, ad una conferenza sulla regolamentazione delle macchine agricole autonome al World Fira 2025, in cui ha spiegato il lavoro che il Cema sta svolgendo sui casi d'uso specifici.

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"Abbiamo identificato 3 principali casi d’uso delle macchine autonome già sviluppate o in fase di lancio: lavorazione del terreno, semina (incluso il carico) e irrorazione – ha spiegato Tissier. Per ogni caso d'uso specifico, per esempio 'contatto della macchina con un ostacolo', si parte con un'approfondita analisi dei rischi per identificare tutti i possibili eventi pericolosi che potrebbero verificarsi".

 

"Una volta individuate le situazioni di rischio, stimiamo la probabilità che tali eventi possano effettivamente causare un incidente, fornendo una valutazione del rischio associato alla macchina, e stabiliamo se sia necessario descrivere soluzioni tecniche specifiche. L’obiettivo è garantire una copertura completa in termini di requisiti tecnici e di convalida di tutti gli aspetti previsti dalla normativa", ha concluso Tissier. 


La percezione distribuita

Un'ulteriore tematica delicata dal punto di vista della sicurezza è il tema dell'accoppiata di un trattore con un'attrezzatura durante la modalità autonoma

 

L’attacco di un'attrezzatura interferisce con i sistemi di percezione di un trattore autonomo, è pertanto necessario integrare sensori anche sull’attrezzo e creare dei protocolli di comunicazione

L’attacco di un'attrezzatura interferisce con i sistemi di percezione di un trattore autonomo, è pertanto necessario integrare sensori anche sull’attrezzo e creare dei protocolli di comunicazione

(Fonte foto: AgroNotizie, generata con IA)

 

Il tema è all'ordine del giorno di uno specifico gruppo di lavoro dell'Agricultural Industry Electronics Foundation (Aef), che sta indagando sulla creazione di standard per gestire la percezione dell'ambiente combinando la sensoristica di trattore e attrezzatura.

 

"Nel momento in cui si collegano attrezzature che ostruiscono la visuale, bloccano i sensori, sollevano polvere e generano altre interferenze, diventa fondamentale capire come distribuire la responsabilità e la percezione del pericolo - spiega Bolognesi. Per questo si parla di percezione distribuita, ovvero della possibilità di utilizzare protocolli standardizzati che permettano a trattori autonomi e attrezzature di lavorare insieme in sicurezza, anche quando è necessario fare affidamento sui sensori dell’attrezzo e non su quelli del trattore per arrestare la macchina"

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