Nell'immaginario collettivo gli unicorni sono animali mitologici, cavalli dotati di un corno magico capace di realizzare potenti incantesimi. Nel settore della finanza, invece, gli unicorni sono molto più pragmaticamente delle startup non ancora quotate o vendute che hanno raggiunto una valutazione di mercato di oltre 1 miliardo di dollari.

 

Secondo i dati di DigitalFoodLab, nel 2023 a livello globale si contano sessantadue unicorni nel settore agroalimentare, considerando l'intera filiera, dalle attrezzature agricole fino alle piattaforme di food delivery. Il picco delle quotazioni è stato nel 2021, mentre nel 2022 la crescita degli investimenti ha tirato il freno a mano, continuando poi il trend negativo anche nel 2023. Tanto che se nel 2021 sono nati ventisei unicorni, nel 2022 solo dodici e nel 2023 solo due.

 

L'ecommerce monopolizza la distribuzione delle risorse

Il Food Delivery e l'eGrocery guidano la classifica sia degli investimenti che del numero di unicorni presenti. Il Delivery cuba il 47% degli unicorni, seguito dal Food Science con il 16%. Seguono poi il Food Service con il 13% e l'AgTech e la Supply Chain a pari merito con un 11% ciascuno.

 

Distribution by category of news unicorn

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(Fonte foto: DigitalFoodLab)

 

Anche sul fronte degli investimenti gli unicorni sono dei giganti. Queste sessantadue startup hanno infatti raccolto dagli investitori ben 58 miliardi di dollari. Una cifra monstre se si pensa che l'intero comparto AgriFoodTech nel 2021 ha cubato 53 miliardi (poi crollati a 30 nel 2022).

 

Ma dove hanno la sede queste bestie mitologiche? Il Nord America la fa da padrone con ventisei startup, segue l'Europa con dodici e la Cina con nove. Più in giù troviamo l'Asia (Cina esclusa) con sette unicorni, l'India con cinque e il Sud America con tre.

 

Gli unicorni del settore AgTech

Al momento della stesura di questo articolo abbiamo contato, consultando diverse fonti, ben undici startup AgTech diventate unicorno, sei statunitensi, una canadese, una cinese, una tedesca, una indonesiana e una coreana.

 

Quella con la storia più lunga alle spalle è Semios, realtà canadese creata nel 2012 e diventata unicorno nel 2021, che ha sviluppato una piattaforma digitale per la frutticoltura e la viticoltura di precisione. È presente anche in Europa e in Italia.

 

Nel 2013 è stata invece fondata Infarm, azienda tedesca attiva nel comparto del vertical farming. Propone delle fattorie verticali modulari, da installare anche in contesti urbani e all'interno dei supermercati, per la produzione di insalate ed erbe aromatiche. Dopo una iniziale espansione, negli ultimi mesi ha chiuso alcune filiali all'estero. Un altro unicorno del vertical farming è la statunitense Bowery, che tuttavia negli ultimi mesi non naviga in acque tranquille.

 

È del 2013 eFishery, realtà indonesiana che ha messo a punto una piattaforma per il precision fishing. Il sistema, dotato di un software e di device Iot, assiste i piccoli allevatori del Sud Est Asiatico nella definizione della migliore nutrizione e della gestione di pesci e crostacei.

 

Sono del 2014 Plenty, altra startup attiva nell'indoor farming, questa volta con base in California, e Indigo. Quest'ultima è una startup statunitense che ha sviluppato una piattaforma per sostenere gli agricoltori nel passaggio verso l'agricoltura rigenerativa. In particolare è stata tra le prime ad emettere carbon credit e a dare la possibilità agli agricoltori di venderli sul mercato volontario. La startup, che era valutata 3,5 miliardi di dollari, ha però visto ridursi del 94% il suo valore ad appena 200 milioni dopo la pubblicazione di un report pochi mesi fa. La startup ha anche licenziato parte della sua forza lavoro.

 

È del 2014 anche Farmer Business Network, una piattaforma digitale versatile che permette agli agricoltori iscritti di gestire i propri campi in un'ottica di precision farming, condividendo informazioni e consigli. Inoltre è anche un marketplace dove è possibile acquistare qualunque tipo di input (sementi, fertilizzanti, agrofarmaci, parti di ricambio, eccetera).

 

Ha un approccio simile Nxin, unicorno cinese che gestisce una piattaforma digitale sviluppata per offrire agli agricoltori un accesso veloce e facile al credito, ma che fornisce anche informazioni per migliorare la gestione dei campi e un eshop dove acquistare input agronomici.

 

Ma non è finita qui. Perché nel 2023 anche la startup sudcoreana Tridge è stata valutata oltre 1 miliardo di dollari, diventando un unicorno grazie al suo marketplace che mette in contatto chi produce cibo e chi invece intende acquistarlo. Una piattaforma di trading che offre anche insight di mercato.

 

Un'altra startup diventata unicorno è Appeal, che ha messo a punto una tecnologia innovativa per prolungare la shelf life di frutta e verdura. Si tratta di un polimero di origine naturale che ricopre il prodotto e impedisce la disidratazione, come gli attacchi di microrganismi patogeni.

 

Per finire, la statunitense Inari si è guadagnata il titolo di unicorno sviluppando una piattaforma per il miglioramento genetico delle colture attraverso le più moderne biotecnologie. Con sede a Boston, sta sviluppando sementi innovative su varie specie.