Il progetto vuole promuovere un agro-ecosistema biologico efficiente, che mantenga elevati standard produttivi e, allo stesso tempo, razionalizzi l'utilizzo delle risorse naturali. Questo obiettivo generale viene poi declinato lungo molteplici direttrici di indagine nelle diverse aziende partner del progetto, con la supervisione scientifica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nell'azienda agricola Corte Piccola di Piadena (Cr), ad esempio, l'attenzione si è focalizzata sui processi di trattamento e sulle strategie di distribuzione dei reflui zootecnici. Nel corso della prima annualità, per la fertilizzazione di mais da pastone, sono state poste a confronto una liquamazione completa con una a volume dimezzato (-50%): qui si è potuto assistere ad una riduzione più che proporzionale delle emissioni di protossido di azoto (N2O) e di ammoniaca (NH3), riducendo così le perdite azotate e l'impatto ambientale. Al fine di razionalizzare ulteriormente l'impiego della risorsa liquame, per la prossima annualità è prevista la sua immissione in manichetta previa microfiltrazione: tale pratica garantirà l'effettuazione di concimazioni frazionate e una maggior efficienza d'uso dell’azoto.
Distribuzione liquami - azienda Begatti
La seconda realtà considerata è quella dell'azienda Migliorati Emanuele e Maddalena di Cappella de' Picenardi (Cr), dove sono stati valutati otto trattamenti di cover crop autunno-vernine, tra cui essenze in purezza (segale, veccia villosa e tillage radish) ovvero miscugli più elaborati, in confronto al convenzionale suolo nudo. Scopo della prova sarà quello di valutare nel lungo termine le potenzialità produttive delle diverse tesi, unitamente al loro contributo alla fertilità chimico-fisica del terreno ed alla mitigazione delle emissioni di gas serra. Questo primo anno di sperimentazione non ha fatto rilevare differenze significative nella produttività della soia, e l'impiego delle cover crop ha permesso di mitigare sensibilmente le emissioni di N2O.
Nell'azienda di Filippini Simone di Cigole (Bs) è stata valutata l'efficacia della minima lavorazione in sostituzione dell'aratura convenzionale, nella coltivazione della soia biologica. Anche in questa realtà, nel periodo invernale, si è assicurata la copertura del terreno con un miscuglio di cover crop. Dalla prova non sono emerse differenze di resa significative, ottenendo quindi un duplice vantaggio: una maggior fertilità del suolo, grazie alla riduzione dell'intensità delle lavorazioni e all'impiego delle colture di copertura, e una riduzione dei costi di produzione.
La quarta realtà aziendale studiata è stata quella di Setti Liliana, di San Giovanni in Croce (Cr): qui l'approccio alla produzione biologica è accoppiata all'impiego di pratiche di agricoltura di precisione. Sono state infatti generate mappe di fertilità del suolo che, abbinate a mappe di vigoria delle colture, ottenute dal volo di droni (due sulla coltura di girasole del prossimo anno) e da Sentinel 2, permetteranno di mettere in pratica delle fertilizzazioni di precisione a rateo variabile con liquame separato-solido e vermi-compost.
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Fonte: Agronotizie