In Italia sono 81 gli enti, tra Regioni e Province, competenti al rilascio dell’autorizzazione unica per gli impianti a fonti rinnovabili; ben 68 amministrazioni svolgono funzioni di autorità competente per le procedure di Via mentre solo 13 Regioni hanno aumentato la soglia di applicabilità, fino a 1 Mw di potenza, dei regimi autorizzativi semplificati (Procedura abilitativa semplificata). Sono solo alcuni dei risultati che emergono dal Rapporto “Regolazione regionale della generazione elettrica da fonti rinnovabili”, presentato questa mattina nella sede del Gestore dei servizi energetici e redatto dallo stesso Gse su indicazione del ministero dello Sviluppo economico.

Dal documento, che scatta una dettagliata istantanea del “federalismo” energetico al 30 novembre 2013, emerge inoltre che in circa due terzi delle Regioni italiane sono state individuate zone non idonee alla costruzione di impianti fotovoltaici ed eolici, in sette Regioni aree non idonee per gli impianti a biomassa e biogas, in cinque per l’idroelettrico e in due Regioni per il geotermico.

L’analisi svolta dal Gse oltre a offrire una mappa completa degli enti che sono attualmente responsabili dei procedimenti amministrativi per gli impianti a fonti rinnovabili, traccia un quadro d’insieme a livello nazionale che consente di evidenziare le scelte normative, in senso restrittivo o ampliativo, attuate dalle Regioni per modificare o integrare la normativa nazionale, anche in attuazione del cosiddetto principio del “Burden sharing”, che ripartisce a livello regionale gli obiettivi italiani al 2020.