Il SunRed ci viene richiesto dall'estero, in particolare dalla Spagna, ma ancora non abbiamo avuto nessuna richiesta dall'Italia. E' un mandarino unico, che il mondo ci invidia. Speriamo che i produttori italiani si sensibilizzino”.

Così Paolo Rapisarda, direttore del Crea di Acireale, parla di uno dei nuovi ibridi studiati al Centro di ricerca sull'agrumicoltura, il mandarino rosso. Rapisarda è convinto che la ricerca possa dare il suo contributo al superamento della crisi che attanaglia il comparto agrumicolo siciliano.

Durante AgruMi, evento organizzato dal Fai che si è tenuto a Villa Necchi a Milano, si è fatto il punto sul settore e sulle strategie per rilanciarlo. “I nuovi agrumi che abbiamo a disposizione – ha detto Rapisarda – rispondono a esigenze di mercato e possono essere il punto di partenza per il rilancio ma il fatto è che l'imprenditoria è stanca, mancano le motivazioni per investire”. 

Sono due le nuove varietà licenziate dal Crea: il SunRed (OTA9) è un incrocio ottenuto da clementine Oroval e arancio Moro. E' caratterizzato da una concentrazione di antocianine tre volte superiore all'arancia Moro, la più pigmentata. E' di pezzatura medio-piccola, matura fra gennaio e febbraio e, per la presenza di semi, non è adatto al mercato del fresco.

La seconda novità è il D2238, ibrido fra pompelmo tetraploide e clementine Monreal. La sua peculiarità è quella di essere più dolce rispetto al pompelmo ma con un retrogusto amaro. Matura a gennaio ma può mantenersi sulla pianta fino a maggio. Il frutto pesa circa 180 grammi e la pianta è molto produttiva. La caratteristica di questo nuovo agrume è il fatto di avere una concentrazione di furocumarine circa 10 volte inferiore al pompelmo. La sostanza è responsabile del blocco dell'enzima che permette la metabolizzazione dei farmaci, motivo per cui, ha spiegato proprio Rapisarda, il consumo di succo di pompelmo ha subito un crollo verticale negli Stati Uniti. Secondo i dati del Dipartimento Usa dell'Agricoltura dal 1976 al 2013 c'è stato un calo nei consumi del 70%.
 

Imprenditoria stanca dunque, fiaccata da molti fattori. A rintracciare le motivazioni che stanno dietro la continua erosione di ettari ad agrumeti in Sicilia è Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia: frammentazione del mercato, carico fiscale eccessivo per i produttori, lontananza dai mercati, concorrenza da parte di Paesi non Ue con costi del lavoro molto più bassi e, non ultimo, l'emergenza virus Tristeza che impone agli agrumicoltori, come unica soluzione, il reimpianto. Su quest'ultimo punto Paolo Rapisarda precisa: “Stiamo lavorando su nuovi portainnesti resistenti e abbiamo avuto ottimi risultati”.

Per Federica Argentati la crisi dell'agrumicoltura non è un problema solo siciliano, è un problema che va affrontato a livello nazionale: “E' molto complesso e bisogna partire da una seria analisi del comparto”, ha detto.
Va investita la politica nazionale – ha continuato - ma è lo stesso consumatore che deve essere sensibilizzato e che deve imparare a scegliere non solo guidato dal prezzo. Bisogna imparare a fare attenzione alle etichette”.

Mentre i produttori siciliani stanno ancora affrontando l'emergenza Tristeza, altre emergenze fitosanitarie potrebbero essere scatenate da prodotti che arrivano dall'altra sponda del Mediterraneo: “Certo non si possono chiudere le frontiere – ha detto senza mezzi termini ancora la Argentati – ma dobbiamo diventare più protezionisti. Dobbiamo proteggere il nostro territorio da nuove problematiche fitosanitarie”.