La Scuola italiana di potatura della vite, itinerante e unica nel suo genere a livello internazionale, apre le porte alla Valtellina. Il Consorzio tutela vini di Valtellina intensifica gli investimenti sulla formazione vitivinicola attivando una nuova collaborazione con la società Preparatori d'uva guidata da Marco Simonit e Pierpaolo Sirch.
Nei giorni scorsi ha preso avvio il progetto di miglioramento agronomico dei vigneti valtellinesi che ha visto coinvolti numerosi tecnici e professionisti del settore.
Al progetto hanno aderito 11 aziende associate interessate ad un approccio più informato e attratte dalla possibilità di istruire personale qualificato per la gestione del vigneto.
Un corso formativo articolato in una lezione teorica di alto livello in aula, seguito da lezioni pratiche sul vigneto. Sono stati avviati 12 cantieri di sperimentazione del metodo in tutte le sottozone della denominazione Valtellina, una presenza sul territorio a macchia di leopardo.
Il metodo Simonit&Sirch, già introdotto nei vigneti di alcune aziende italiane, a un notevole allungamento della vita media dei vigneti e diminuzione, in alcuni casi, fino al 50% delle ore di potatura. Un obiettivo indispensabile per la Valtellina per preservare vigneti storici (60-70 anni la vita media attuale), che costituiscono un valore aggiunto alla nostra viticoltura, per innalzare la qualità dell'uva ed economizzare la gestione.
Partire dalla vite, dalla specificità del vigneto, significa operare contro il rischio dell'omologazione della viticoltura.
Riacquisisce così dignità un mestiere antichissimo, la potatura, un'arte che rischia di andare perduta, quando invece il potatore gioca un ruolo importantissimo, lavora alla stregua di un chirurgo, con una tecnica che vuole essere la meno invasiva e la più rispettosa possibile della vite, in grado di garantire longevità dei vigneti.
La grande maggioranza dei vigneti valtellinesi è stata lavorata fino ad ora con il metodo tradizionale ad archetto, che ha come elemento di debolezza il dispendio di ore/ettaro per la lavorazione. I nuovi impianti che si vedono oggi in valle, per lo più potati a Guyot, corrono il rischio di non garantire al vigneto la giusta longevità. Inoltre questa tecnica di potatura non è applicabile sui vecchi impianti se non correndo il rischio di perdere molte piante e quindi di un patrimonio genetico importantissimo.
In questa ottica, il metodo di potatura Simonit&Sirch permette di adattare il Guyot dei nuovi impianti alla situazione specifica valtellinese, cercando di prolungare il più possibile la vita delle piante così potate e di convertire i vecchi impianti ad archetto alla potatura a Guyot senza comprometterne la longevità.
L'obiettivo di avere piante più sane e longeve che producano uve di qualità superiore, senza perdere di vista l'alleggerimento dei costi di produzione.
"Il metodo adottato è apparentemente semplice, ma niente affatto intuitivo" spiega il Consorzio di tutela vini di Valtellina. "Nessuno si improvvisi da solo, adottando questo metodo senza un' adeguata formazione. L'obiettivo è pertanto quello di istituire una Scuola di potatura in provincia di Sondrio".
I Preparatori d'uva all'opera in vigneto
Simonit e Sirch hanno recuperato un vecchio metodo di potatura e dopo 20 anni di sperimentazione hanno cominciato ad applicarlo alle esigenze della moderna vitivinicoltura. Assieme alla loro équipe hanno definito un metodo di potatura che preserva lo stato di salute della vite, allungandone il ciclo di vita e la produttività, fino ad almeno 50 anni, raddoppiandone quindi l'attuale età media.
Il metodo consiste nel potare sempre sul legno giovane con un approccio lento e mirato.
Primo vantaggio: prevenire le malattie del legno, che come una pandemia stanno compromettendo i vigneti. Inoltre viene recuperata una filosofia di gestione del vigneto, in parte abbandonata, che dava valore alle viti vecchie accrescendo la qualità delle rese.
Vengono anche ridotti i costi di gestione perché, applicando alla vite i criteri della medicina preventiva, le consentono di crescere e invecchiare bene. E viene infine recuperato un antico mestiere che si sta perdendo, quello del potatore.
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Fonte: Studio Agorà