Soggetto capofila del comitato promotore è l'Associazione di produttori Sardegna Bio; e ne fanno parte anche la Città metropolitana di Cagliari, il Comune di Cagliari, Anci Sardegna, Coldiretti Sardegna e la Fondazione ITS Filiera agroalimentare della Sardegna. Prossimi passi: la stesura del contratto di distretto e il riconoscimento dell'iniziativa.
“L'obiettivo primario è quello di favorire la coesione e partecipazione degli attori della filiera biologica, sostenendoli affinché possano coniugare la propria attività con le nuove frontiere della sostenibilità: energie rinnovabili, biodiversità, qualità del lavoro e della vita" si legge in un comunicato.
Altro obiettivo sarà quelli di creare nuove relazioni dirette tra produttori e consumatori, mediante modelli distributivi alternativi: filiera corta e gruppi di acquisto solidale. Senza contare l’opportunità di spingere le pubbliche amministrazioni a incrementare gli acquisti biologici per mense scolastiche, ospedali e altri servizi pubblici.
"L'auspicio è che il bio-distretto possa diventare un impulso per favorire l'export dei prodotti biologici locali a livello internazionale" ha detto il sindaco metropolitano e di Cagliari Paolo Truzzu . "La costituzione del distretto ci consentirà - ha aggiunto - di dialogare direttamente con i vertici ministeriali e avere accesso a molti più fondi, al fine di sostenere un'agricoltura sostenibile, sviluppare ricerca, innovazione e cultura rurale, attivare filiere corte e conciliare la tutela della biodiversità con lo sviluppo delle aree rurali e a vocazione agricola più avanzata".
L’agricoltura biologica in Sardegna è importante per dimensioni e comparti coinvolti. Già nel 2019 il biologico sull'Isola - secondo i dati Sinab - ha superato i 120mila ettari, in crescita dello 0,8% rispetto all’anno prima. Numeri che piazzano la Sardegna al settimo posto nella classifica delle Regioni italiane bio. Il totale della superficie biologica in Italia sfiora i 2milioni di ettari (+2%).
L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Sau a livello nazionale, e questo posiziona l’Italia e la Sardegna - che registra oltre il 10% - al di sopra della media Ue, che nel 2018 si attestava all’8%, e all'altezza di quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%).
In Sardegna le aziende agricole impegnate nel biologico sono circa duemila. Le coltivazioni principali sono le colture foraggere (circa 16.500 ettari) e i cereali (oltre 6mila ettari). Seguono le colture seminative (5.500 ettari), vite (oltre 1.600 ettari), olivo (circa 3.600), ortaggi (circa 800 ettari), frutta (circa 300), per citare le principali.
“L’agricoltura biologica ha grosse potenzialità economiche come del resto confermano i numeri sui consumi nazionali e le importazioni. – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu - I consumatori sono attenti e consapevoli nell’acquisto del cibo e ricercano la qualità, come del resto conferma anche il successo dei nostri mercati di Campagna Amica, dove quotidianamente affermiamo e diffondiamo questa cultura. Ma proprio per questo è necessario rafforzare i controlli sui prodotti biologici importati affinché rispettino gli stessi standard di sicurezza di quelli europei”.