Ivalof è nato dalla interazione di competenze e di know-how tra il settore agroalimentare e quello della ricerca per ottenere soluzioni a problemi legati alla conservazione, trasformazione e commercializzazione dell’ortofrutta. Capofila del progetto è l’organizzazione di produttori Terra Orti di Eboli affiancata dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Salerno in qualità di ente di ricerca e con Società Agricola Fratelli Esposito, Agricola Do.Ge, Azienda agricola Maisto e Optosmart nelle vesti di aziende partner.
Il progetto Ivalof è stato presentato nello scorso mese di luglio durante il Festival del Cinema per ragazzi di Giffoni Vallepiana e in questi giorni prosegue con il suo ciclo di incontri divulgativi. Recentemente all’Università degli Studi di Salerno si è tenuto un incontro al quale sono intervenuti Emilio Ferrara, direttore dell’Op Terra Orti , capofila del Progetto di filiera “Piana del Sele”, il responsabile scientifico del progetto, Marisa Di Matteo, docente al Dipartimento di Ingegneria industriale all’ateneo salernitano e i titolari delle altre aziende partner del progetto.
Il progetto Ivalof tende ad introdurre processi innovativi tesi al miglioramento della sicurezza e qualità dei prodotti ortofrutticoli, attraverso tecnologie ecosostenibili capaci di affrontare le problematiche microbiologiche, la presenza di inquinanti e di parassiti nei prodotti commercializzati mediante tre linee di ricerca.
La prima linea di ricerca riguarda l’implementazione della sicurezza dei prodotti ortofrutticoli freschi e di quarta gamma mediante lavaggio con ultrasuoni per l'allontanamento di insetti e il controllo degli inquinanti.
“Da tempo utilizzavamo gli ultrasuoni per allontanare i parassiti delle castagne – spiega Marisa Di Matteo, responsabile scientifico del progetto Ivalof – e abbiamo pensato di utilizzare lo stesso sistema con le verdure di IV gamma per eliminare insetti e uova di questi, che solitamente si legano alle foglie in maniera tale da non essere sempre tolti con il semplice lavaggio con acqua”.
La Di Matteo rimarca: “L’utilizzo degli ultrasuoni, affiancato al lavaggio e all’utilizzo di una rete, consente di eliminare con sicurezza insetti e loro uova, ma anche sabbia e terra. Gli insetti tendono a fuggire, le uova si staccano più facilmente, e così anche i residui del terreno”. E risultati molto buoni si ottengono anche su verdure non avviate alla lavorazione per la IV gamma. “Inoltre, i sensori ad ultrasuoni vengono utilizzati per individuare l’eventuale presenza di residui di fitofarmaci e per controllare la temperatura delle verdure, che deve essere costante ai fini della commercializzazione”.
La seconda linea di ricerca si riferisce invece alla preparazione di prodotti vegetali innovativi (snack e caramelle senza additivi) per rendere economicamente vantaggiose le eccedenze di produzione di frutta e ortaggi. “In questo caso – spiega la Di Matteo – abbiamo utilizzato un sistema di essicazione solo fisico che grazie all’abrasione, che accelera questo processo, evita l’utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente dannose per l’uomo”. L’abrasione ha consentito di utilizzare temperature di essicazione più alte e tempi più brevi del processo “Garantendo una più elevata qualità dei prodotti essiccati e, al tempo stesso, limando i costi dell’essiccazione – sottolinea la Di Matteo.
La sperimentazione ha dato buoni frutti: bacche di goji, uva e prugne, essiccate con questo procedimento, ma anche mele arance e pesche, possono essere facilmente trasformate in caramelle senza zuccheri aggiunti. Il basilico essiccato non presenta l’”effetto fieno”. Per melanzane, zucchine ed altri ortaggi il processo di essiccazione è stato integrato da un pretrattamento con sostanze “Utilizzate solo in poche parti per milione, quindi non lasciano residui nel prodotto finito – spiega la Di Matteo, che ricorda – da questi ortaggi abbiamo ottenuto snack saporiti e a calorie zero”.
Sull’ultima linea di ricerca, il recupero e la valorizzazione degli scarti con produzione di composti ad alto valore aggiunto, la Di Matteo dice: “Dagli scarti di finocchi e broccoli baresi abbiamo estratto oli essenziali e fenoli riutilizzati per preparare un complesso da impiegare come fitofarmaco naturale per la lotta agli afidi “.