Il Sistema delle Dop Igp in Italia coinvolge 197.347 operatori e garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete che conta 275 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaft e oltre 10mila interventi effettuati dagli Organismi di controllo pubblici.
Stando a quanto emerso nel corso della presentazione, la qualità agroalimentare certificata Dop Igp è il comparto che forse meglio di ogni altro rappresenta la peculiarità e la forza delle produzioni made in Italy. I numeri di settore per l'anno 2017, infatti, parlano di valori produttivi che per la prima volta superano i 15,2 miliardi di euro, per un contributo del 18% al valore economico complessivo del settore agroalimentare nazionale. Se il settore agroalimentare italiano ha visto crescere il proprio valore del +2,1%, il settore delle Dop Igp ha ottenuto un risultato migliore pari al +2,6%.
Continua a crescere l'export delle Ig made in Italy che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell'export agroalimentare italiano. Bene anche i consumi interni nella Gdo che continuano a mostrare trend positivi con una crescita del +6,9% per le vendite food a peso fisso e del +4,9% per il vino.
In generale, il settore food sfiora i 7 miliardi di valore alla produzione e 3,5 miliardi all'export per una crescita del +3,5%, mentre raggiunge i 14,7 miliardi al consumo con un +6,4% sul 2016. Il comparto dei vini vale 8,3 miliardi alla produzione (+2%) e 5,3 miliardi all'export (su un totale di circa 6 miliardi del settore).
Per quanto riguarda il numero di prodotti, l'Italia mantiene il primato mondiale con 822 prodotti Dop, Igp, Stg registrati a livello europeo su 3.036 totali nel mondo. Nel 2018 sono stati registrati in Italia la Pitina Igp (Friuli Venezia Giulia), il Marrone di Serino Igp (Campania), la Lucanica di Picerno Igp (Basilicata) e il Cioccolato di Modica Igp (Sicilia), primo cioccolato a Indicazione geografica al mondo.
Le analisi territoriali sugli impatti economici per provincia italiana dei prodotti Dop Igp, mostrano un comparto che coinvolge capillarmente tutto il paese anche se è forte la concentrazione del valore: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte generano il 65% del valore totale delle Ig, ma anche le produzioni più piccole riescono a trainare il settore agroalimentare di qualità da Nord a Sud del paese. Nel food Emilia Romagna e Lombardia conquistano il podio seguite dalla Campania, mentre nel wine primeggia per valore il Veneto, seguito da Toscana e Piemonte.
Ruolo fondamentale nel successo è stato rivestito dal web, con un forte numero di consumatori che veicolano tramite i canali social contenuti e fotografie corredate da hashtag delle nostre eccellenze produttive. Si registra una forte crescita dell'utilizzo dei canali web e social negli ultimi due anni. Con 501 prodotti food e wine Ig con un sito ufficiale, a fronte dei 412 nel 2016, mentre 420 hanno almeno un profilo social (contro i 268 del 2016, per un +60%). Tra i social appare evidente la crescita di Instagram, che si rivela uno dei canali principali per le conversazioni online sul tema Food&Wine.
Nell'ambito delle conversazioni online, sono 2,4 milioni le menzioni complessive nell'ultimo anno riferite alle prime cento Ig dei settori food e wine, generate da oltre 1 milione di autori per un ingaggio totale di quasi 64 milioni di utenti web. Oltre all'Italia i paesi che emergono sono soprattutto Usa, Regno Unito, Germania, Brasile e Canada.
Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma Dop e Grana Padano Dop per il food e Prosecco Dop, Chianti Dop e Barolo Dop per il wine i prodotti con più menzioni sul web.
"I dati che emergono dal Rapporto Ismea Qualivita dimostrano come il sistema delle Indicazioni geografiche rappresenti ormai una solida realtà dell'economia agroalimentare italiana e quanto esso contribuisca al consolidamento della reputazione del made in Italy nel mondo" ha dichiarato il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello. "Il sistema delle Indicazioni geografiche può avere un ruolo centrale in un nuovo progetto di politica agraria nazionale in grado di valorizzare il nostro modello di agricoltura nelle sue distintività produttive e territoriali".
"Nonostante questi dati positivi dobbiamo guardare subito al futuro" ha detto Mauro Rosati, direttore generale di Qualivita. "Nei mercati globali ormai trovano il loro maggiore valore economico i prodotti agroalimentari e vitivinicoli Dop Igp italiani, ma gli scenari cambiano sempre più rapidamente".
Secondo Rosati, le sfide che il nostro paese deve raccogliere sono diverse e vanno dalla riorganizzazione della governance del sistema delle Indicazioni geografiche partendo dall'Europa fino alla costruzione di una nuova politica nazionale sulla qualità su cui rafforzare le basi dei distretti agroalimentari, passando per la necessità di produrre rispettando l'ambiente ed evitando il rischio dei dazi e delle barriere doganali.
"Il Rapporto Ismea Qualivita rappresenta una fotografia delle eccellenze agroalimentari del nostro paese" ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. "I numeri delineano uno scenario chiaro, dietro il quale c'è la qualità delle nostre eccellenze, c'è la passione, il lavoro dei nostri imprenditori. Ci sono storie e tradizioni da preservare e continuare a tramandare. C'è il sistema Italia. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, dobbiamo spingere sempre di più sulla comunicazione per valorizzare ulteriormente il sistema della qualità, sfruttandolo nel migliore dei modi".
"Tra le nostre azioni è prioritaria la lotta all'Italian sounding, lesivo dei diritti dei consumatori, ma anche degli interessi economici dell'intera filiera agroalimentare, che mette a rischio la lealtà degli scambi commerciali. Dobbiamo migliorare la competitività del settore attraverso politiche di sostegno e coinvolgere le nuove generazioni e i consumatori. Infine, bisogna rendere più competitive le imprese agrituristiche, potenziando l'export, garantendo una filiera sicura ed equilibrata per offrire anche nuovi posti di lavoro ai più giovani. Dobbiamo tutelare il reddito delle nostre imprese" ha concluso il ministro. "I dati evidenziati ci dicono questo. L'agroalimentare può essere davvero un asse strategico del paese".