A dirlo il ministro Maurizio Martina a Rosarno, all’iniziativa “Legalità, diritti, dignità. Da Rosarno si può”, promossa da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil contro il lavoro nero in agricoltura, a cui hanno partecipato oltre 700 lavoratori e i rappresentanti delle imprese e delle istituzioni
“Dobbiamo creare, soprattutto qui in Calabria ma in generale in tutto il Paese – ha aggiunto Martina – le condizioni perché non si assista più allo sfruttamento di immigrati irregolari: non c'è giustificazione per le aziende che sfruttano la disperazione di chi lavora in nero per cercare margini nell'attività produttiva”.
Secondo il ministro, è giunto il momento di affrontare alcuni nodi cruciali per l’agricoltura italiana: "Dobbiamo occuparci della tutela del reddito degli agricoltori e restituire la dignità del lavoro nei campi. Per farlo è fondamentale utilizzare al meglio i fondi europei senza sprecare nemmeno un centesimo. Servono due leve fondamentali: qualità e organizzazione. Due pilastri che devono stare insieme”.
Sul fronte organizzazione, ha aggiunto Martina, “siamo ancora troppo indietro. La media nazionale è al 40%, in Calabria siamo fermi al 20%. Una terra straordinaria come questa merita di sfruttare al meglio le occasioni che ha, mettendo in risalto la qualità delle produzioni. Il produttore da solo, in qualsiasi zona d'Italia, non ce la fa. Davanti a noi abbiamo gli strumenti per intervenire che ci offrono grandi potenzialità: mi riferisco, ad esempio, al miliardo di euro a disposizione da qui al 2020 attraverso i fondi dello sviluppo rurale. È il momento di fare un salto di qualità concentrando le risorse su progetti
innovativi, concreti, di prospettiva. C'è bisogno di una strategia, che metta insieme i produttori e permette di affrontare il mercato con più forza”.
“So che qui – ha proseguito il ministro – abbiamo il cuore di alcune nostre produzioni importanti, come gli agrumi. Sono pronto a dare avvio a un "Piano agrumi" che però non potrà prescindere da un lavoro di squadra tra produttori e istituzioni. Convocherò anche i grandi soggetti industriali, tra cui Coca Cola, per avviare un percorso insieme sulle arance, che coinvolgerà naturalmente anche le produzioni calabresi. Dobbiamo utilizzare tutti il 2015 per il rilancio dell'agricoltura e dell'Italia. Le premesse sono favorevoli e c’è un grande lavoro da fare".
"Il Governo – ha concluso Martina – è pronto a fare la sua parte”.
Coldiretti: lo sfruttamento inizia dalle arance a 7 centesimi al chilo
"Per un chilo di arance prodotto nella piana di Rosarno vengono pagati meno di 7 centesimi al chilo". Una cifra del tutto insufficiente a coprire i costi di produzione e di raccolta.
E’ quanto ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel suo intervento a Rosarno, sottolineando che è proprio questa situazione ad alimentare la catena dello sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.
"E’ intollerabile - ha sottolineato Moncalvo - che per l’aranciata venduta sugli scaffali dei supermercati a 1,3 euro a bottiglia agli agricoltori arrivano solo 3 centesimi per le arance contenute. Va combattuto senza tregua il becero sfruttamento che colpisce la componente più debole dei lavoratori agricoli come gli immigrati, ma anche le imprese agricole che subiscono la pressione e la concorrenza sleale di un contesto gravemente degradato".
Moncalvo ha sottolineato l'importanza di un modello di sviluppo a servizio del bene comune, anche sul fronte della legalità: un modello che offre la possibilità di trasformare i rischi territoriali di emarginazione e sfruttamento malavitoso degli immigrati in opportunità imprenditoriali di integrazione e di inclusione sociale. Tanto che sono oltre 322mila gli immigrati extracomunitari, provenienti da 169 diverse nazioni, che contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire il successo del made in Italy alimentare nel mondo.
"L’esperienza di Rosarno - ha sostenuto Moncalvo - ci segnala come determinanti nel favorire fenomeni di irregolarità e quindi di sfruttamento e illegalità del lavoro le difficoltà strutturali dell’agricoltura locale ma anche e sopratutto l’inefficienza e le distorsioni di una filiera sempre più lunga con la presenza di troppi soggetti terzi (commercianti, cooperative di servizio, intermediari) che ha creato terreno fertile per le infiltrazioni mafiose".
"Le giuste azioni repressive – ha concluso la Coldiretti - devono essere dunque accompagnate con responsabilità da un impegno per accorciare la filiera per costruire un rapporto più diretto tra i soggetti, garantire la trasparenza dell’informazione sul contenuto e sull’origine dei prodotti con il coraggio di parlare anche con le grandi multinazionali del settore".
Tolleranza zero sul lavoro nero
"Consideriamo l'iniziativa di oggi un grande successo per la legalità nel nostro Paese perché "senza se e senza ma" dalle istituzioni al sistema delle imprese è venuto un segnale forte e chiaro che dice: sul lavoro nero "tolleranza zero"".
Così il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza durante la manifestazione di venerdì sorso.
"Condanniamo il lavoro nero e favoriamo quello vero"
Anche Confagricoltura si schiera contro il lavoro nero, quello “fittizio”, il caporalato, l’evasione contributiva. Lo ha sottolineato senza mezzi termini il presidente dell’Organizzazione, Mario Guidi, nel suo intervento.
“Non penso che un’azienda vada premiata se sta nelle regole, ma debba essere punita se non lo fa” ha detto Guidi. Insomma, Confagricoltura e le sue imprese sono rigorosamente per la legalità. Non ci possono essere alibi per chi infrange. Chi è fuori dalle regole fa un danno inaccettabile e penalizza chi invece le leggi le rispetta, cioè le decine di migliaia di imprese agricole che operano alla luce del sole e che occupano regolarmente manodopera dipendente. È a queste imprese che Confagricoltura intende dare voce.
“La piaga del lavoro nero – ha poi proseguito Guidi - si combatte non solo con le sanzioni, ma ricostruendo un’economia competitiva ed economicamente soddisfacente. Gli agricoltori devono puntare ai mercati aggregandosi per essere competitivi e la Regione deve accompagnare questo processo con grandi interventi infrastrutturali e logistici, sfruttando i fondi europei e sostenendo gli investimenti agricoli. Anche la Piana di Gioia Tauro va riprogettata attraverso i Psr”.
“Il governo, dal canto suo, deve intervenire non elevando il carico fiscale come sta succedendo invece con l’Imu – ha concluso il presidente di Confagricoltura -. Tutti devono lavorare di più, velocemente, con soddisfazione reciproca delle aziende e dei lavoratori”.
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Fonte: Agronotizie