"Piacere, Viviana!" Così l'uva da tavola targata Italia Ortofrutta si è recentemente presentata ai media e ai consumatori. Un progetto ambizioso che vuole far conoscere ai buyer ed ai consumatori il mondo dell'uva italiana di qualità. Supportando così quei soci e quegli agricoltori che l'uva la producono.
Viviana è un modo nuovo di fare sistema che permetta alle Op coinvolte di rinnovare le proprie campagne informative e promozionali, ottimizzare l'ampiezza della gamma, far conoscere l'alto livello qualitativo, diffondere il saper fare dei produttori coinvolti, supportare il consumo dell'uva da tavola, fare cultura sul prodotto.

AgroNotizie ha intervistato Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta, per approfondire alcuni aspetti del progetto Viviana.

Viviana: un unico brand per rilanciare l’uva da tavola. Quali sono le principali novità di questo progetto?
"Ciò che considero maggiormente innovativo del progetto Viviana è il carattere inclusivo dell’iniziativa: un percorso nuovo che porta i produttori ad unirsi per fare sistema, superando la frammentazione dell’offerta che a mio avviso rimane tuttora la causa principale dell’asimettria all’interno della filiera ortofrutticola per quanto riguarda la distribuzione del valore aggiunto. Non è frequente, nel mondo agricolo, che imprese di areali anche diversi e spesso in competizione l’uno con l’altro si riconoscano in un progetto unitario, che attraverso un marchio condiviso e facilmente riconoscibile si interfacciano direttamente con la Gdo per giungere sulle tavole dei consumatori con un prodotto di primissima qualità, ottenuto nel rispetto di un rigido disciplinare di produzione".
 
Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta
(Fonte immagine: © Italia Ortofrutta)

Che tipo di cambiamento può portare Viviana al settore dell'ortofrutta?
"Viviana è una prima esperienza ma l’interesse che ha creato mi rende fiducioso del fatto che questo modello, con i dovuti accorgimenti, possa essere positivamente replicato anche nell’ambito di altre filiere, non solo ortofrutticole. Già dallo scorso anno abbiamo "esportato" con successo questo modello anche al settore agrumicolo con il marchio "Accussì Buona" ed abbiamo recentemente registrato il forte interessamento anche di molte Op specializzate nella lavorazione e commercializzazione dello zucchino. Il cambiamento che Viviana può portare al settore ortofrutticolo? Una vera presa di coscienza, da parte del mondo della produzione, che la frammentazione non porta da nessuna parte. Una nuova visione del valore aggiunto. Se è vero che da soli si va più veloci, insieme si va più lontano". 

Qualità e promozione come elementi importanti: quali sono tre azioni per rendere la frutta più appetibile ai consumatori?
"La ricetta per rendere la frutta più appetibile a mio avviso passa per un percorso obbligato: conquistare la fiducia del consumatore e soprattutto mantenerla nel tempo. E’ una considerazione certamente lapidaria ed apparentemente semplicistica ma che racchiude tante diverse verità di cui tenere conto per riuscire a valorizzare al meglio il prodotto ortofrutticolo: l’importanza della qualità intesa anche come caratteristiche organolettiche e quindi il sapore del prodotto che si consuma, la garanzia di salubrità che discende dal rispetto dei disciplinari di produzione, l’importanza del packaging, il legame con il territorio e tanti altri aspetti utili alla fidelizzazione del consumatore".
 
Alcune delle varietà che vengono commercializzate sotto il marchio Viviana (Fonte immagine - Italia Ortofrutta)

Quali sono le principali iniziative da mettere in campo per avere un export competitivo e redditizio?
"Sul discorso delle esportazioni fortunatamente vediamo molte più luci che ombre: gli ultimi dati diffusi dall’Istat dimostrano ancora una volta una spiccata vocazione all’export dell'ortofrutta italiana, nonostante l'embargo russo. I dati consuntivi del 2014 evidenziano un segno positivo, in termini di volumi per tutti i comparti: frutta fresca (+5,3%) agrumi (+9,5%), ortaggi (+0,6%), frutta secca (+8,8%).
La grande forza di traino del nostro export risiede a mio avviso nel fortissimo richiamo che il made in Italy esercita in tanti mercati anche lontani, la grande professionalità degli operatori ed ovviamente il fatto di poter contare su un paniere di prodotti di qualità riconosciuta ed indiscussa. Per cogliere tante e nuove opportunità bisogna mantenere alta l’attenzione sulle politiche di promozione, rafforzare le partnership tra operatori e incrementare la condivisione di strategie unitarie per accedere ai nuovi mercati".


Quali sono i prossimi obiettivi di Italia Ortofrutta?
"La nostra Unione è un cantiere sempre aperto. Quotidianamente raccogliamo le esigenze della nostra base associativa e gli stimoli che arrivano dal settore ortofrutticolo. Successivamente elaboriamo tali input per dare corpo ad idee e progetti che mirano a semplificare la vita delle nostre organizzazioni associate, sostenendole nel lavoro che quotidianamente svolgono per vendere maggiormente e meglio i prodotti ortofrutticoli".