La filiera del grano duro in Sicilia è il tema scelto da Compag per un importante convegno tenutosi il 27 aprile 2023 a Catania per dare spazio a un confronto con i principali operatori dei segmenti nazionali di questa importante filiera produttiva e con esponenti dell'Università.

 

Compag, la Federazione Nazionale delle Rivendite Agrarie che rappresenta i commercianti dei mezzi di produzione nonché gli stoccatori di cereali e proteaginose (per un totale di circa 4mila imprese), e nella gremita Aula Magna dell'Università di Catania, ha riunito i maggiori player del settore - in collaborazione con il Consorzio Crisma, con il patrocinio del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania e il contributo di BASF e Newpharm - allo scopo di valorizzare la produzione di grano duro siciliana, individuandone i problemi e definendo una linea d'azione comune per superarli efficacemente.

 

"È il primo di una serie di eventi che servono a compattare il territorio - ha esordito in fase di apertura dei lavori Fabio Manara, presidente Compag - ed è molto importante che una regione così significativa nella filiera del grano duro, come lo è la Sicilia, sia rappresentata dal Consorzio Crisma in seno al Consiglio Nazionale Compag".

 

Sono stati poi sviscerati i vari aspetti caratterizzanti la filiera, con interventi tecnici affidati a Umberto Anastasi e Giorgio Testa del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania, Emanuele Blasi dell'Università della Tuscia, Gianluca Tabanelli di BASF e Stefano Cherubin, Newpharm.

 

Particolarmente interessante la panoramica sulla filiera del grano duro offerta dall'esperto di filiere cerealicole Herbert Lavorano, che nel suo intervento ha sottolineato che "La Sicilia è il secondo produttore di grano duro in Italia, con un'eccedenza di circa 200mila tonnellate disponibili per l'esportazione e che insieme alle Marche, è la principale esportatrice netta di grano duro".

 

"Essendo una delle prime regioni Ue a raccogliere il grano - ha sottolineato Lavorano - è anche la prima ad apparire sul mercato con il nuovo raccolto. Tuttavia, la produzione regionale subisce un forte svantaggio derivante dalle spese di trasporto, e il settore molitorio è caratterizzato da molti semolifici di piccole dimensioni".

 

Tutti aspetti ulteriormente approfonditi nella seconda parte della mattinata, quando si è svolta la Tavola Rotonda, dove si è dato ampio spazio a un confronto tra i principali esponenti del settore che hanno avuto la possibilità di intervenire apportando il loro contributo.

 

Francesco Casillo, presidente Molino Casillo, coerentemente con i dati espressi nella prima parte della mattinata, ha dichiarato che "La Sicilia è oramai un player importante nel mercato mondiale del grano duro e deve essere pronta a fare un passo in avanti nella qualità dei metodi di commercializzazione del grano. Questo potrà avvenire con una maggiore conoscenza degli agricoltori e degli stoccatori sui meccanismi che regolano il commercio del grano duro, che ormai avviene su scala mondiale e non più regionale o locale".

 

Tommaso Brandoni, presidente Società Produttori Sementi, ha specificato che "la Società posizionerà nel mercato siciliano nuove varietà di grano duro, frutto di una ricerca genetica moderna e innovativa, con varietà adattabili ai cambiamenti climatici, senza perdere di vista le risposte produttive e qualitative".

 

Patrizia Marcellini, direttrice della Cooperativa Gaia, ha illustrato l'importanza di un modello di aggregazione che può essere esportato: "la particolarità di questa Cooperativa è che vengono gestiti - e direttamente - non prodotti, ma terreni. La cooperativa lavora da oltre 20 anni con i contratti di filiera, una scelta importante che ci ha consentito di operare con più tranquillità proteggendoci dalla volatilità dei mercati".

 

Mauro Acciarri, vicepresidente Compag ha rimarcato il ruolo degli stoccatori privati, che "hanno una capillarità su tutto il territorio nazionale e sono il ponte tra la parte agricola e quella industriale. Le nostre strutture sono quelle che effettivamente detengono la materia prima nazionale e contribuiscono alla valorizzazione e distinguibilità delle produzioni italiane. Sono gli stoccatori e la rappresentanza di settore a tutelare anche la parte agricola, che va supportata anche sul versante dell'assistenza tecnica".

 

È spettato al presidente stesso del Consorzio Crisma, Salvatore Puglisi, spiegare ciò che lo distingue da molti altri: "due i punti cardine del lavoro del Consorzio: l'aggregazione dei produttori agricoli per tramite dei centri di stoccaggio dislocati su tutto il territorio siciliano e la digitalizzazione di tutta la filiera".

 

Qualificato l'intervento di Luca Sammartino, assessore dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, che ha portato il suo contributo dichiarando che "Il modello di sviluppo che può valorizzare le produzioni d'eccellenza siciliane è quello della filiera. Il grano duro siciliano rappresenta una vera e propria avanguardia di questo modello, integrando ricerca, innovazione tecnologica e attività di trasformazione. La nostra regione è il secondo produttore italiano, con una tipologia di grano particolarmente consigliata - per le sue caratteristiche - in una dieta equilibrata e sana come quella mediterranea".

 

"Noi come Regione stiamo sostenendo lo sviluppo di questa filiera - ha aggiunto l'assessore - perché il grano duro siciliano deve diventare un brand in grado di affermarsi nei mercati nazionali e internazionali: partendo dall'avvio dell'iter per il riconoscimento del marchio Dop per la pasta di semola di grano duro, non più tardi di un mese fa".

 

"La vera sfida - ha concluso l'assessore Sammartino - sarà quella di colmare il gap infrastrutturale, per consentire a tutti i prodotti di eccellenza siciliani di inserirsi nelle catene di distribuzione nazionali e internazionali a parità di condizioni con i competitor".

 

Secondo Compag, nonostante le numerose limitazioni, per la Regione Siciliana si aprono anche varie opportunità: "è vero che il margine per lo sviluppo delle filiere locali è piuttosto stretto, tuttavia - con gli opportuni interventi - si potrebbe riuscire a concentrare l'offerta per porsi sul mercato del Mediterraneo come competitor organizzato e affidabile, sfruttando appieno i vantaggi competitivi 'naturali' (sanità della granella) e valorizzando i prodotti regionali (in particolare la semola rimacinata)".

 

Ora la palla passa alle istituzioni e a quanti vorranno contribuire a riconoscere alla produzione di grano duro siciliana il giusto valore che merita.