Tutto questo grazie alle adozioni.
Esperienze fra le più diversificate che permettono di adottare viti, animali o orti interi e, soprattutto, di seguire da vicino tutte le fasi come farebbe un vero e proprio fattore.
"Nella vecchia fattoria..."
Lisa, Guendalina e Carlotta ma anche Piero, Ugo e Filippo. I nomi da dare agli animali della fattoria sono davvero tantissimi.E lo sa bene Cristina Fornasier de Il Rosmarino, un'azienda agricola biosociale a Marcon (Ve) che ospita animali tutti da adottare.
"Qui tutti gli animali sono al pari degli esseri umani, protagonisti e membri a pieno titolo della fattoria. Tutti fanno parte di un progetto volto alla evoluzione delle persone che, grazie a loro, cercano di mettersi in connessione con l'energia della terra" afferma Cristina.
L'iniziativa è infatti dedicata a tutte quelle persone che "amano moltissimo gli animali ma che non hanno la possibilità di tenerli a casa o di interagire con loro, come nel caso di asini e cavalli".
Si possono adottare solo a distanza?
"Nell'adozione a distanza diamo notizie, un certificato che riporta il nome scelto per l'animale e la possibilità di venirlo a trovare. Stiamo inoltre ampliando la formula nel caso dell'adozione di asini e cavalli; con la possibilità di venire, da una fino a tre volte alla settimana, per trattare l'animale come se fosse proprio".
Caprette, galline, asini e cavalli trovano quindi proprietari a distanza. "Ad oggi hanno trovato 'casa' trenta galline, due caprette, quattro asini e un cavallo".
Un numero in aumento visto che Cristina vorrebbe espandere l'adozione anche a oche, anatre e conigli, "molti degli animali donati dalle associazioni di animalisti o provenienti da situazioni di emergenza".
"In fattoria gli animali sono tutti esclusivamente da compagnia e a fini didattici; noi siamo vegetariani. Occuparsi degli animali dal punto di vista della cura e dell'alimentazione diventa oneroso per cui le adozioni aiutano a sostenerci, nonostante siano simboliche - spiega Cristina - Inoltre abbiamo lo scopo di preservare ogni forma di biodiversità, privilegiando quelle varietà tipiche del territorio che oramai sono rare".
Rare come le galline che vivono in azienda, "specie protette in via di estinzione che si incrociano formando nuove varietà" e che sono le più apprezzate. "Ci sono veramente molte persone interessate, soprattutto i bambini piccoli. E se l'adottante è vicino gli diamo la possibilità di venire a prendere le uova, come una forma di partecipazione in fattoria".
(fonte foto: © Fattoria Il Rosmarino - via Facebook)
Vino, dal filare a casa propria
Ma non solo animali. Perché nel territorio delle Langhe, l'azienda Josetta Saffirio propone l'esperienza di coltivare, far crescere e produrre Barolo Docg.Il tutto grazie ad "Adotta un filare", un progetto nato "perché desideravo coinvolgere maggiormente le persone nella produzione del vino, affinché comprendessero il valore della bottiglia - afferma Sara Vezza, ultima esponente della famiglia Saffirio - Ci vogliono anni e tanti sacrifici per produrre Barolo. Lo scopo del progetto quindi è principalmente didattico".
Nei dodici ettari totali, di cui otto in produzione, l'azienda produce principalmente Nebbiolo, per ottenere Barolo, Langhe Nebbiolo, Nebbiolo Spumante e poi Barbera e Rossese Bianco.
L'adozione è "rivolta a tutti coloro che vogliono vedere nascere i propri grappoli e seguirli sino alla bottiglia" e presenta diversi pacchetti.
La prima ha una quota di 400 euro e corrisponde ad una porzione di 15 metri lineari di filare; la seconda permette di adottare, con 500 euro, un filare nella Persiera, "la vigna più bella in termini di esposizione-altitudine e caratteristiche del suolo, che la nostra azienda possiede". Infine la terza opzione consente di piantare una vigna, "un'iniziativa che offre la possibilità di realizzare il proprio vigneto partendo dalla sua origine. Un progetto che avrà luogo a Roddino (Cn) dove la nostra azienda sta ristrutturando vecchi vigneti che verranno piantati con varietà autoctone".
Ma una volta aderito al programma, il cliente cosa riceve?
"Una volta adottato, nome e cognome dell'adottante saranno apposti sulla testata del filare e sul certificato di adozione. In più il cliente riceverà sei bottiglie di vino Barolo Docg prodotto dal filare stesso e sei bottiglie miste a discrezione dell'azienda".
Inoltre, specifica Sara: "L'adottante riceve le nostre newsletter periodiche dove viene informato di cosa stiamo facendo e può venire a visitare l'azienda e il filare in qualunque momento, oltre a partecipare agli eventi che sono per tutti tra cui la vendemmia".
Sara Vezza nella sua vigna da adottare
(fonte foto: © Sara Vezza)
Da Farmville alla realtà
Circa dieci anni fa gli utenti di Facebook adottavano, grazie a Farmville, pezzetti di fattoria virtuale e coltivavano frutta e verdura di ogni tipo. Il gioco, che simulava la vita di un agricoltore, non è passato inosservato a Mirko Tassi che, qualche anno dopo, lo ha riprodotto nella realtà con il nome di Ortiamo."Vedevo la gente intorno a me giocare a questo gioco e da lì mi è venuta l'idea di riproporlo con l'obiettivo però di ottenere, alla fine del processo, dei prodotti reali" spiega Mirko.
Il progetto pilota, partito nel 2014, negli anni si è espanso sul territorio; "ci siamo allargati dal Centro fino al Nord Italia e il numero delle aziende oscillano di anno in anno. Solitamente le testiamo e vediamo se soddisfano i nostri requisiti". E tra questi, l'attenzione al cliente è quello principale.
"Il prodotto deve essere genuino e naturale e deve esserci massima trasparenza. Chi adotta un orto deve avere la possibilità di visitarlo, vedere che le verdure sono quelle che ha scelto con la certezza di riceverle direttamente dal suo appezzamento".
E i clienti sono contenti proprio di questo, "della qualità di quello che ricevono e del rapporto che si instaura con il fattore, un rapporto diretto, di fiducia e amicizia" spiega Mirko.
Ma come funziona l'ideazione?
"L'utente apre il suo account, sceglie dimensioni e ortaggi e successivamente progetta il suo orto online".
E qui entra in gioco l'importante compito del fattore, colui che trasforma il virtuale in realtà.
(fonte foto: © Ortiamo - Faenza via Facebook)
Tra questi c'è Daniele Bucci, che alle porte di Faenza ha abbracciato il progetto Ortiamo.
Cosa significa per te essere un fattore all'interno del progetto?
"Parto dalla bella sinergia che si è creata con i ragazzi che hanno sviluppato Ortiamo, e che gestiscono tutti i clienti, in quanto come agricoltore sono più impegnato sull'aspetto pratico. Mi fa piacere collaborare con altri giovani all'insegna di un'agricoltura nuova. Dopo l'università ho sempre avuto in mente un'agricoltura diversa ma non sono poi riuscito a riproporla nel mondo informatico. Un altro aspetto è sicuramente la vicinanza al cliente finale, riuscire a comunicare agli ortisti il rispetto della stagionalità e della natura".
Su un terreno di 2mila metri quadri, Daniele ha sviluppato i suoi appezzamenti per Ortiamo. "Io sono certificato biologico ma non è una prerogativa per entrare nel progetto; inoltre non lavoro mai il terreno".
Come funziona?
"Chi adotta decide cosa piantare, io sono sempre disponibile in caso di quesiti, suggerimenti e dubbi. Successivamente mi prendo cura dell'orto a cui hanno dato il nome". E anche qui spazio alla fantasia perché tra i nomi più creativi ci sono sicuramente: RipOrto, DistOrto e Alluce verde.
"Infine - conclude Daniele - consegno a casa loro tutto quello che hanno virtualmente seminato".