Giordano Zinzani, presidente del Consorzio Vini di Romagna, ha presentato ieri sera a Faenza il progetto Romagna Doc Spumante precisando che è “volto a valorizzare il trebbiano, non più sfuso e destinato all’estero per le basi spumantizzate altrui, ma valorizzato sul nostro territorio”. L'incontro “Bollicine e territorio”, tenutosi nella sala Zanelli, ha visto la partecipazione di circa 150 persone provenienti da tutta la regione.

Carlo Dalmonte presidente Caviro e Marco Nannetti presidente Terre Cevico hanno parlato di “progetto per il territorio che vuole traguardare la viticoltura romagnola nei prossimi 20 anni, con il pensiero rivolto alle varietà autoctone e con una seconda fase che dovrà essere dedicata al Sangiovese di collina”.
Sostegno all’iniziativa anche dall’Alleanza delle Cooperative agroalimentari: “La nostra regione è la terza per produzione, settima per valore di prodotto – ha detto la presidente Ruenza Santandrea –. Questo progetto va nella giusta direzione di una spinta unitaria sul mercato da parte della Romagna”.

L’Emilia Romagna deve elevare la percezione della qualità del vinoha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli –. Per questo promozione e internazionalizzazione, sostenibilità e innovazione, anche grazie alle nuove tecniche della viticoltura di precisione, sono gli assi portanti della Regione Emilia-Romagna nel settore vitivinicolo. Il 2017 sarà ricordato come l’anno dei sorpassi e la Regione vuole rafforzare e mantenere i risultati ottenuti, aumentando quindi la competitività e la qualità del settore. Per questo, tra le principali azioni messe in campo attraverso il Programma di sviluppo rurale e le misure europee dell’Ocm vino, la Regione ripartisce nel 2018 oltre 25 milioni di euro per investimenti e promozione sui mercati”.

Mauro Sirri delle Cantine Celli di Bertinoro si è detto d’accordo con il progetto Romagna Doc Spumante e Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, ha parlato delle politiche comunitarie in sostegno del settore. "Nella riforma Omnibus in vigore da gennaio, con l’obiettivo di migliorare la gestione del potenziale viticolo e risolvere una distorsione presente nell’attuale Pac, abbiamo inserito la possibilità per gli Stati membri di gestire il rilascio di autorizzazioni per nuovi impianti sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori (superfici, competenze professionali, nuovi entranti, vincoli specifici). Proprio in attuazione di questa misura nei giorni scorsi è stato firmato dal ministro Martina il decreto ministeriale sulle autorizzazioni per gli impianti viticoli, che introduce alcune novità di grande rilievo per il settore”.