“Questa è la terra promessa, nella campagna si vedono festoni di viti attaccati agli alberi con sparsi grappoli di uva assai più belli di quelli che gli Ebrei portarono a Mosè. Spero che quanto ti dico ti ispiri il desiderio di venire a vedere questo Paese, vale la pena di fare cinquecento leghe per vederlo”. Così Carolina Murat, moglie di Gioacchino, re di Napoli nel periodo napoleonico, scriveva ad un conoscente descrivendo - forse - proprio le viti di Asprinio maritate ai pioppi neri in agro di Aversa, dalle quali si ottiene il tipico vino campano Asprinio d’Aversa Doc.

Un patrimonio ampelografico di inestimabile valore che rischiava di andare perduto a causa dell’avanzare della conurbazione che assedia ed erode, da Napoli a Caserta, l’agro di Aversa e di Atella. E che da oggi in poi sarà tutelato dalla Regione Campania con un vincolo di natura ambientale, che prevede anche provvidenze per i viticoltori custodi delle antiche vigne, impianti che in alcuni casi hanno oltre 100 anni di vita.

Infatti, nella seduta del 29 aprile scorso il Consiglio regionale della Campania ha approvato all'unanimità, con quaranta voti favorevoli, la proposta di legge "Conservazione e valorizzazione delle Alberate aversane e delle viti maritate a pioppo",  presentata dal consigliere Gennaro Oliviero (Pd), presidente della Commissione Ambiente, che l'ha introdotta all'esame dell'aula.

La proposta di legge promuove la conservazione e la valorizzazione delle Alberate aversane e delle viti maritate a pioppo e dei loro territori e ne tutela la tradizionale coltura nonché i prodotti della vinificazione, tra cui il vino Aprinio d'Aversa Doc.

A tale scopo, il provvedimento prevede la costituzione di consorzi e società da parte dei viticoltori e delle aziende operanti nel settore e contributi per 50mila euro annui per tre anni loro destinati per la divulgazione delle conoscenze scientifiche, organizzazione di fiere ed esposizioni, partecipazione a manifestazioni di settore.

“Siamo giunti al termine di un percorso importantissimo appena in tempo - dichiara ad AgroNotizie il fiduciario di Slow Food Agro di Aversa e Atella, Nicola Migliaccio - perché dei 200 ettari di alberata aversana iscritti ai catastini della Regione Campania ne stimiamo in realtà la presenza sul territorio di non più di 120, a causa dell’avanzata del cemento”.

La battaglia di Slow Food inizia il 18 ottobre 2014 a Cesa, piccolo comune in provincia di Caserta, dove viene lanciata la proposta di proteggere le alberate. Il progetto di tutela viene affidato ad Alfredo Oliva, delegato di Slow Food.
Nella tarda estate del 2015?, durante un secondo convengo tenutosi a Villa de Marinis a Cesa, in collaborazione con la Pro loco e Slow Food, il consigliere regionale Oliviero recepisce la proposta ed il 16 settembre diventa progetto di legge presentato all’VIII Commissione consiliare.

“Ora intendiamo costituire dal basso un presidio delle alberate aversane con sette vignaioli che hanno le loro alberate tra Gricignano di Aversa e Succivo - sottolinea Migliaccio - al fine di attivare una valorizzazione delle alberate anche come monumento naturale, in collaborazione con il Fondo per l’ambiente italiano”.