Si è svolto a Roma nella sede di Confagricoltura, un workshop sull'uso sostenibile dei fumiganti per il contenimento dei patogeni tellurici. Durante il seminario sono stati presentati i risultati di un progetto Life plus, svolto dal 2010 al 2012, coordinato dal centro Agroinnova in collaborazione con partner italiani (Dow AgroSciences), greci (Dipartimento di Patologia vegetale dell'Università di Atene) e polacchi (Istituto governativo di Ricerca in frutticoltura e floricoltura e la Società di consulenza Jwc).
Il progetto ha inteso fornire soluzioni concrete al piano dell'Unione europea per ridurre i rischi per l'ambiente e per la salute umana dovuti all'uso di agrofarmaci e, più in generale, per promuoverne un uso più sostenibile e una riduzione complessiva dei rischi e degli impieghi, senza perdita di efficienza per gli utilizzatori professionali.
"Per contenere i danni provocati dai patogeni ipogei si è fatto in passato ampio ricorso alla fumigazione del terreno con bromuro di metile, un fumigante ad ampio spettro d'azione eliminato in seguito al Protocollo di Montreal come sostanza responsabile della distruzione dell'ozono stratosferico – ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini -. Il comparto orticolo italiano ha quindi messo in pratica delle strategie integrate contro le principali fitopatie del suolo, utilizzando diversi mezzi chimici, fisici e agronomici e il nostro ministero ha sostenuto gli agricoltori italiani nella non facile fase di cambiamento".
L'iniziativa ha interessato nove aree e 24 siti pilota in tre Paesi europei: per Italia le province di Torino, Asti, Cuneo e Alessandria, la regione del Peloponneso in Grecia e le regioni di Mazowsze e Lodzkie in Polonia. Le attività di ricerca e sperimentazione stanno permettendo di mettere a punto strategie di difesa mirate, che combinino l'uso di diverse tecniche, integrando ad esempio i mezzi chimici con quelli fisici e biologico-agronomici, massimizzando così l'efficacia fitoiatrica degli interventi, garantendo un razionale impiego dei prodotti chimici disponibili e soprattutto la sostenibilità economica del comparto orticolo.
"L'uso sostenibile degli agrofarmaci richiede oggi un salto di qualità in termini di ricerca, assistenza e formazione dei produttori e degli operatori del settore - ricorda Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova -. Le azioni di diffusione dei risultati e di formazione per tecnici e operatori oltre a rendere accessibili i risultati della ricerca permettono di stimolare programmi di ricerca in linea con le esigenze dei produttori".
Confagricoltura chiede l'autorizzazione all'uso di 1,3 D per emergenze
In attesa di alternative applicabili nelle diverse realtà agronomiche, Confagricoltura ritiene che non si debbano comunque eliminare drasticamente tutte le sostanze attive utili. La recente richiesta di continuare ad utilizzare in emergenza un prodotto chimico, l'1,3 dicloropropene ovvero 1,3 D, avanzata anche ai ministri dell'Ambiente Clini, della Salute Balduzzi e delle politiche Agricole Catania, va in questo senso: "Occorre accelerare ricerca e innovazione – sottolinea Confagricoltura – ricordando il rischio che se non si fanno andare di pari passo restrizioni normative, liberalizzazione dei mercati ad alternative praticabili, si può minare la competitività delle nostre imprese".
E' fondamentale, per l'Organizzazione degli imprenditori agricoli, continuare ad autorizzare l'uso di alcuni principi attivi essenzialiper rendere praticabili produzioni agricole fondamentali per la sopravvivenza stessa dell'agricoltura italiana, spesso in zone sensibili come il Mezzogiorno.
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Fonte: Confagricoltura