Possono dirsi soddisfatti gli agricoltori che in Emilia Romagna sono riusciti a firmare accordi con Barilla per la produzione di grano duro a 220 euro la tonnellata. E in altre Regioni, come riferito da Agronotizie, si sono siglati accordi per prezzi persino più alti. Va male invece, e molto, per tutti gli agricoltori che non potendo fare riferimento ad accordi di filiera devono confrontarsi con il mercato. Un mercato che sin dallo scorso anno fa registrare record negativi, con il prezzo del frumento duro, varietà mercantile, che è precipitato in questi giorni a 142 euro per tonnellata. Cifre che sono del 28,5% più basse di quelle di 12 mesi prima. E non va meglio nemmeno per il tenero, le cui quotazioni sono scese dell'8,3% per fermarsi a quota 142,18 euro tonnellata per la varietà buono mercantile. In flessione, sebbene più contenuta, anche le quotazioni di orzo e avena, che si assestano rispettivamente sui 140 e sui 155 euro per tonnellata. Male anche il riso, con quotazioni in ripresa nelle ultime settimane per l’Arborio (413 euro tonnellata), ma ancora molto al di sotto (-19,19%) rispetto ad un anno prima. Qualche segnale positivo arriva solo dal mais, il cui prezzo sta mostrando qualche segnale di recupero con quotazioni prossime ai 142 euro e superiori del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Intenzioni di semina
Cosa sta accadendo sui mercati? Nulla di nuovo, verrebbe da dire. Sono gli effetti di un mercato sempre più internazionale e sul quale non di rado si ripercuotono speculazioni che poco hanno a che vedere con le regole della domanda e dell'offerta. E in queste condizioni è quanto mai difficile decidere su cosa puntare.
Prezzo di alcuni prodotti vegetali (settima settimana 2010 - da Ismea) | ||
Coltura | Prezzo (euro/tonn.) | Variazione % su anno precedente |
Riso (Arborio) | 413,13 | -19,19 |
Mais (ibrido nazionale) | 141,9 | 9,91 |
Orzo (varietà nazionale) | 136,88 | -1,67 |
Frumento tenero (buono mercantile) | 142,18 | -8,3 |
Frumento duro (mercantile) | 142,42 | -28,52 |
E’ allora interessante prendere in esame il recente lavoro svolto da Istat sulle intenzioni di semina degli agricoltori italiani. Si tratta di un’indagine svolta su un campione di 7.680 aziende (quelle che coltivano seminativi sono 700mila) dal quale emerge che sono in aumento le superfici destinate a frumento e riso, mentre sono in calo le destinazioni a foraggere ed oleaginose. Più in dettaglio Istat registra per l’annata agraria 2009/2010 un aumento per il frumento duro (+4.1%, con punte più alte al Sud) e per quello tenero (+1.1%, specie nelle aree del Nord ). Significativo anche l’aumento del 2,1% delle superfici destinate a riso, una scelta sulla quale ha pesato il buon andamento della scorsa campagna. Calo vistoso per tutte le foraggere, a iniziare dal mais da granella che scende del 4,4%, ma ben più pesante è la caduta del sorgo che nelle proiezioni di Istat dovrebbe crollare del 33,2%, seguito dall’orzo (-14,0%) e dall’ avena (-6,2%). Stessa sorte per il girasole la cui coltivazione scende del 15,1% e della colza in flessione del 3,8%. In controtendenza la soia con un + 2,4% motivato con tutta probabilità dalla difficoltà a reperire sui mercati internazionali prodotto non Ogm, che invece è richiesto per molte produzioni certificate. Chi ha scommesso sulla soia conta dunque di spuntare buoni prezzi anche per questo motivo.
C’è chi dice no
Assosementi, l’associazione che riunisce le industrie sementiere nata dall'unione fra Ais e Assoseme, si è detta incerta per queste previsioni di Istat, ritenendo sottostimata la crescita della soia, che dunque potrebbe crescere oltre il 2,4% stimato da Istat. Mentre per il frumento e in particolare per il duro gli operatori del sementiero sono propensi a immaginare un calo degli investimenti, contrariamente a quanto parrebbero indicare le analisi di Istat che prevedono invece una crescita.
Variazione percentuale della superficie investita per tipo di coltivazione - Annata agraria 2009-2010 su 2008-2009 (sintesi da Istat) | |
Coltivazione | Variazione (%) |
Frumento tenero | 1,1 |
Frumento duro | 4,1 |
Orzo | -14 |
Avena | -6,2 |
Mais da granella | -4,4 |
Sorgo | -33,2 |
Riso | 2,1 |
Colza | -3,8 |
Girasole | -15,1 |
Soia | 2,4 |
Vedremo quali saranno gli esiti della campagna in corso per il frumento, mentre sin d’ora si può prendere atto della caduta nelle coltivazioni foraggere. Seguendo le normali logiche del mercato ci si dovrebbe aspettare un aumento delle quotazioni di queste colture, ma bisognerà fare i conti con l’andamento sui mercati internazionali e sui flussi di importazione. Se aumento ci sarà potrà essere salutato con favore dagli agricoltori, ma il rovescio della medaglia è un aumento del costo dei mangimi. E con la zootecnia in fase preagonica non c’è da stare allegri.
Arriva la nuova Federconsorzi, ma…
Tutta da giocare è poi la partita sul fronte dei cereali. Se le analisi di Istat saranno confermate si potrà avere un aumento delle produzioni di grano duro che andranno a vantaggio della qualità delle trasformazioni industriali. Che dovrebbe portare benefici anche sui prezzi all’origine, ma questo è un campo dove fare previsioni è un esercizio impossibile. Troppe le variabili in campo e poche le certezze. Ben diversa la situazione se gli agricoltori potessero disporre di una struttura organizzata nella quale concentrare l’offerta e fare pressione sul mercato con la forza dei numeri. Un compito che avrebbero potuto svolgere egregiamente i Consorzi Agrari. Prima che venissero decimati. Ora si vorrebbe far risorgere una sorta di Federconsorzi due. Una bella idea, ma è presto per farsi troppe illusioni. In ballo ci sono gli 800 milioni che lo Stato deve ancora saldare alla vecchia Federconsorzi per gli ammassi pubblici e che andrebbero in “dote” alla “nuova” Federconsorzi. Con il rischio che il progetto si fermi qui, alla conquista della dote, appunto, che vede molti pretendenti. Sarebbe un peccato.