L'Associazione Toscana Costitutori Viticoli (Toscovit) (http://www.toscovit.it) nasce dall'incontro tra diversi importanti attori della filiera viti-vinicola toscana e nazionale. Essa si prefigge di:
(a) organizzare la premoltiplicazione e la distribuzione del materiale di moltiplicazione della vite della categoria 'base' selezionato in Toscana;
(b) promuovere attività che favoriscano la conoscenza delle caratteristiche dei materiali moltiplicati e la diffusione di materiale di impianto migliorativi per la viticoltura toscana;
(c) assicurare l'osservanza degli obblighi di legge previsti in merito alla conservazione dei materiali selezionati.
Le attività avviate con la costituzione di Toscovit mirano alla valorizzazione del germoplasma selezionato in Toscana dalle Università di Pisa e di Firenze, o attraverso collaborazioni che queste hanno assunto con importanti Consorzi o con aziende private che operano nell'ambito delle migliori produzioni viticole toscane, spesso con l'intervento dell'Arsia e, quindi, della Regione Toscana. Il lavoro di selezione avviato oltre trent'anni fa è stato sottoposto a ripetute valutazioni sulla base del progresso delle conoscenze con l'eventuale eliminazione dei cloni non più rispondenti. Ne consegue che Toscovit, tenuto conto della necessità di assicurare la conservazione in purezza genetico-sanitaria del materiale clonale, sta operando per la messa a disposizione dei vivaisti del migliore materiale clonale selezionato in Toscana. Più particolarmente il Nucleo di premoltiplicazione dell'associazione gestisce quaranta cloni di Vitis vinifera e due cloni di ibrido portinnesto.
Microchip identificativi per una completa tracciabilità
Per incrementare la visibilità e l'immagine dei cloni gestiti da Toscovit rispetto a quanto realizzato da altri nuclei di premoltiplicazione indistinti o privi di sistemi di tracciabilità sostenibili, è stato attivato un sistema finalizzato al miglioramento dei rapporti con i vivaisti offrendo loro la possibilità di seguire e verificare la storia delle singole barbatelle acquistate. La richiesta delle informazioni attese è così ampia che non è, di certo, possibile utilizzare etichette di tipo tradizionale con le quali accompagnare ciascuna pianta; si è aperta quindi l'opportunità di adottare una tecnologia innovativa che prevede l'impiego di sistemi a radiofrequenze Rfid (Radio frequency identification). Questa tecnologia è, d'altra parte, impiegata da tempo con successo in numerosi altri settori; ricordiamo, in particolare, il suo uso nella grande distribuzione per la logistica di magazzino e per la gestione dei punti vendita, per l'identificazione degli animali negli allevamenti o per il rilevamento dei parametri ambientali.
Nel 2006 ha avuto inizio una sperimentazione nata dalla collaborazione tra il Dipartimento di coltivazione e difesa delle specie legnose 'G. Scaramuzzi' dell'Università di Pisa, il Dipartimento di ortoflorofrutticoltura dell'Università degli Studi di Firenze, Toscovit ed i Vivai New Plants (Cenaia, Pisa), al fine di rilevare gli effetti prodotti nel breve e nel lungo periodo dall'introduzione di microchip nell'interno di barbatelle innestate di vite. Le osservazioni sono state avviate a partire dal momento dell'innesto e del contestuale inserimento del microchip ed hanno seguito tutta la fase vivaistica, confermando la piena compatibilità biologica tra microchip e piante, che sono risultate in grado di svilupparsi normalmente. Difatti, la peculiare procedura d'inserimento della componente elettronica all'interno della pianta, non solo garantisce un'inequivocabile identificazione della barbatella, ma non ne intacca i tessuti vitali, risultando perciò non invasiva.
La sperimentazione ha riguardato 5 cloni Toscovit:
- Sangiovese I-SS-F9-A5-48,
- Prugnolo gentile I-Bruscello,
- Colorino I-U.S. FI-PI-10,
- Trebbiano toscano I-S. Lucia 12
- e Vernaccia di S. Gimignano I-V-P-6.
Questi soggetti sono stati innestati su portinnesto di base 1103P, realizzando 500 barbatelle per binomio, per un totale di 2.500 piante testate.
Barbatelle integrate con sistemi Rfid durante il periodo di sperimentazione |
Per quanto riguarda l'incidenza dei microchip sulla vitalità dei soggetti, si è potuto verificare come la ripresa vegetativa dopo l'impianto in barbatellaio sia stata del tutto analoga ai soggetti di controllo. Esigui e del tutto paragonabili per frequenza ai soggetti non marcati sono stati i casi di mortalità durante l'allevamento in vivaio, e più del 90% delle barbatelle espiantate al termine del primo anno di accrescimento sono risultate classificabili come piante di prima scelta.
Per quanto riguarda lo sviluppo vegetativo, i soggetti, valutati in termini di accrescimento dei germogli e sviluppo di biomassa, sono risultati anche in questo caso del tutto simili alle controparti prive di microchip. Dati, questi, confermati dall'osservazione anatomo-patologica dei tessuti interni potenzialmente interessati dalla presenza del microchip: difatti, il peculiare metodo di inserimento dei chip e la loro locazione all'interno della pianta sono la garanzia di una invasività minima, della quale la barbatella non risente né in termini di vitalità né di performance, senza mostrare al momento una differente suscettibilità agli agenti di stress biotici ed abiotici.
Inoltre lo sviluppo di un software per la gestione online delle informazioni rappresenta il tassello fondamentale non solo per agevolare l'accesso e l'aggiornamento dei dati sensibili di ogni pianta, ma per rendere facilitare molti aspetti del management della filiera vitivinicola.
Per il protocollo di integrazione dei microchip e le annesse attività di gestione delle informazioni è stata avviata una procedura di brevettazione internazionale.
Prospettive nell'impiego dei microchip nella vivaistica-viticola
Da questa prima fase di indagine sperimentale, risulta evidente la potenzialità dell'impiego della tecnologia Rfid che può concretizzarsi in una serie di vantaggi nell'intera filiera produttiva vivaistico-viticola.
Tentando di riassumere i vantaggi connessi con l'identificazione della vite mediante radiofrequenze attraverso la tracciabilità online possono ricordarsi i seguenti aspetti che rivestono importanza strategica nella filiera vivaistico-viticola:
- Logistica in entrata: definizione oggettiva della banca dati anagrafici del binomio portinnesto/marza; caratteristiche ampelometriche, di coltivazione ed enologiche (area funzionale anagrafica e della comunicazione);
- Produzione: documentazione sul dossier di omologazione e agenda delle analisi genetico-sanitarie al quale è stato successivamente sottoposto il clone (area funzionale della certificazione);
- Logistica in uscita: produzione e distribuzione geografica dei vivaisti propagatori di ciascun clone (area funzionale del monitoraggio);
- Marketing e vendite: valorizzazione dell'immagine e trasparenza dei processi produttivi; distribuzione geografica del singolo clone (area funzionale della comunicazione e del monitoraggio);
- Servizi: suggerimenti sugli ambienti più vocati per la coltivazione di ciascun clone sulla base delle loro caratteristiche agronomiche ed enologiche; attestazione di legittimità del materiale certificato (area funzionale della comunicazione).
Project leaders: Bandinelli Dr. Roberto; Triolo Prof. Enrico; Rinaldelli Prof. Enrico; Luvisi Dr. Andrea e Pagano Dr. Mario.
La redazione di Agronotizie ringrazia per la collaborazione il prof. Enrico Triolo
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Fonte: Università di Pisa - Dipartimento di coltivazione e difesa delle specie legnose 'G. Scaramuzzi'