“Il convegno avviene a conclusione di una campagna che ha offerto notevoli opportunità di mercato per le albicocche di qualità, come ormai da qualche anno – spiega Silvio Pellegrino, direttore del Creso - sta avvendendo. Non c’è gran concorrenza mondiale per le albicocche fresche, di cui l’Italia è il primo Paese produttore, seguito da Spagna e Francia. E’ altrettanto vero che, nonostante la situazione favorevole, la stagione dell’albicocco in Piemonte è stata tutt’altro che facile. Ci si è messo di mezzo il tempo con la primavera ad andamento inverso (prima il gran caldo a marzo e aprile, tale da provocare un “stretta” allo sviluppo vegetativo e all’accumulo di sostanze della qualità nei frutti e poi piogge persistenti e freddo da maggio a metà giugno, quando serviva il sole) col risultato di una qualità delle albicocche precoci al di sotto delle aspettative e dell’impegno profuso nella coltivazione. Insomma, una buona occasione mancata, in un’annata in cui l’eccellenza produttiva cuneese era attesa dai mercati. Non per questo ci si tira indietro, anzi – riflettendo sulla qualità che paga – ci si rende conto che è l’ora di lasciare il vino sfuso ai concorrenti e valorizzare la nostra qualità, facendo dell’albicocca di Cuneo il barolo dei vini. I percorsi possono essere diversi.”
La produzione piemontese è di piccole dimensioni, con le sue 10.000 tonnellate rispetto a<ll’albicocchicoltura italiana e mondiale. Basti pensare che nel 2006 in Italia si sono coltivati 17.600 ha, di cui 6.052 nel Nord Italia (dati Istat). In modo particolare il cuneese da anni segue una linea di qualità, giocando soprattutto su un paniere varietale tra i più avanzati a livello internazionale, capace di mettere al primo posto il piacere del consumatore, senza dimenticare le esigenze della distribuzione.
Albicocca & Eccellenza
E’ evidente che, data l’impossibilità di potersi estendere e sviluppare in senso di superficie (per motivi di tipo geografico), e viste le necessità del mercato, la produzione d’albicocche piemontesi ha cercato di puntare sulla qualità. Una qualità che ha come obiettivo il consumatore finale italiano ed estero con particolare riferimento a Germania, Austria, Svizzera e paesi dell’Est Europa che sono grandi importatori delle nostre albicocche.
La ricerca delle varietà più adatte – ricerca messa in atto da anni dal Creso – è sicuramente un elemento importante sul fronte della qualità, ma è altresì necessario che le cooperative e le Op supportino questo percorso individuando le varietà che possano esprimere il massimo delle loro caratteristiche in ambienti particolari, al limite nord della fascia di coltivabilità della specie. E’ molto importante, in questo quadro, mettere a punto un programma di coltivazione che esalti queste peculiarità qualitative delle albicocche, per avere un prodotto appetibile sul mercato. Un’albicocca di qualità, infatti, consente all’agricoltore di ‘strappare’ un prezzo di due o addirittura tre volte superiore a quello di un prodotto ‘tradizionale’.
I pilastri della qualità
- Qualità organolettica;
- Qualità estetica;
- Qualità tecnologica.
Qualità organolettica
- Dolcezza (<12°Brix per precoci e <13 °Brix in piena stagione)
- Consistenza alla raccolta (da 3 a 1 Kg)
- Rapporto zuccheri/acidità (0,5-1 gr/l)
- Succosità
- Aroma
- Profumo.
Qualità estetica
- Colore di fondo aranciato
- Sovraccolore rosso vivo esteso e luminoso
- Pezzatura elevata ed uniforme
- Forma (possono essere tondeggianti o oblunghe a seconda delle destinazioni).
Qualità tecnologica
- Mantenimento qualità estetiche ed organolettiche nel corso del processo raccolta-mensa
- Slow ripening elevato (durevolezza della consistenza e limitato decadimento del sapore)
- Bassa sensibilità ai danni all’epidermide.
Liste Varietali Albicocco - Piemonte - 2007
Spring Blush® EA 3126 TH* (-22)
Pinkcot® Copty* (-16)
Perle Cot® (-10)
Robada* (-8)
Flavor Cot® Bayoto* (-4)
San Castrese (6 Luglio)
Kioto® (0)
Laycot® (+1)
Hargrand (+4)
Tonda di Costigliole (+7)
Zebra®(e) Priboto* (+15)
Il tardivo periodo interessante
Fino a dieci anni fa pensare di poter avere albicocche in agosto avrebbe fatto strabuzzare gli occhi a chiunque. Oggi, grazie al miglioramento genetico, questa possibilità è reale.
L’albicocchicoltura piemontese si adatta perfettamente per caratteristiche pedo-climatiche alla coltivazione di varietà molto tardive che abbiano però caratteristiche qualitative elevate. Questo periodo può rappresentare una valida alternativa per il produttore e per il mercato proprio per una migliore distribuzione del prodotto e per la presenza dello stesso in un periodo nuovo e di sicuro interesse per il consumatore.
Tra le varietà che si segnalano Augusta 2 ed Augusta 3 che presentano una pezzatura media, un buon sapore (molto dolce) e una lenta evoluzione della maturazione.
A cura di Lorenzo Cricca
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Image Line