Un cambiamento globale quello che sta affrontando la viticoltura nel mondo a causa del cambiamento climatico. Dalle nuove aree geografiche colonizzate dalla vite, con il suo ritorno in Danimarca e Gran Bretagna, agli effetti dannosi sui vigneti con anticipo del germogliamento, gelate tardive, scottature solari e squilibri nella maturazione.
A questo tema è stata dedicata la conferenza conclusiva del progetto CLIMED-FRUIT intitolata "Clima e colture perenni nel Mediterraneo: strategie per il futuro" che si è svolta l'11 giugno 2025 al Ciheam, l'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.
È disponibile la registrazione completa della conferenza, con approfondimenti tecnici dettagliati su ogni aspetto trattato, dati sperimentali e casi studio specifici per diverse realtà viticole italiane.
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A condurre la conferenza è stato il dottore Luigi Tarricone del Crea, Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia, presentando le principali sfide a cui il cambiamento climatico sta sottoponendo la viticoltura italiana e mondiale.
Il cambiamento climatico - o meglio, il "disordine climatico" come lo definisce il ricercatore - sta rivoluzionando il mondo vitivinicolo.
Regioni storiche come la Borgogna, il Barolo e alcune zone della Puglia stanno subendo profondi cambiamenti che influenzano non solo la produzione, ma lo stesso stile dei vini e le preferenze dei consumatori.
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In foto Luigi Tarricone durante la conferenza
(Fonte: Vinidea)
I dati registrati del cambiamento climatico
Gli effetti del cambiamento climatico sono già documentati e misurabili. Di seguito alcuni dati tra i più rilevanti:
- riscaldamento medio: 0,3-0,6 gradi centigradi;
- CO2 atmosferica: da 250 a 450 parti per milione negli ultimi 30 anni;
- grado alcolico: incremento del 2,5% in Alsazia;
- temperature attive in Puglia: +32% nell'area di Alberobello (Ba) negli ultimi 50 anni.
Questi fenomeni si ripercuotono negativamente sulla vite. Tra i danni più ricorrenti ci sono l'anticipo del germogliamento con maggiore rischio di gelate tardive, l'aumento delle temperature notturne che compromette la sintesi di antociani e composti aromatici, precipitazioni concentrate (bombe d'acqua) con intensità fino a 200 millimetri/ora; ma anche scottature solari su foglie e grappoli e uno squilibrio tra maturazione tecnologica e fenolica.
Adattamento e gestione, le parole chiave per affrontare il nuovo clima
In questo scenario, per aumentare la resilienza dei vigneti si può intervenire su più fronti.
Nell'immediato, le pratiche utili da svolgere in campo sono potature ritardate per evitare gelate tardive, defoliazione precoce (50-60% fioritura), orientamento dei filari e forme di allevamento con sviluppo della chioma in un piano orizzontale, oltre all'aumento delle distanze di impianto e l'utilizzo di sistemi di protezione come le reti ombreggianti.
Contemporaneamente si può agire anche tramite la gestione del suolo, con cover crops, inerbimenti e sovesci per proteggere e aumentare la sostanza organica nel suolo, oppure con l'apporto di compost, biochar, fertilizzanti organominerali e organici.
Da ultimo ma non per importanza, sono a disposizione dei viticoltori numerose innovazioni digitali e tecnologiche, come droni e satelliti per mappare il terreno, sensori per il monitoraggio dei parametri del suolo e sistemi di supporto decisionale per gestire al meglio la difesa fitosanitaria e l'irrigazione di precisione.
Inoltre, la ricerca ha prodotto risultati eccellenti anche nel campo del miglioramento genetico della coltura, con varietà resistenti alle principali malattie fungine, come peronospora e oidio.
Le modalità d'azione sono molteplici e sicuramente l'approccio più efficace è quello che le riunisce tutte: una gestione integrata e sostenibile del vigneto.

CLIMED-FRUIT è un progetto finanziato dall'Unione Europea, nell'ambito del programma Horizon Europe (GA N°101060474).
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Fonte: Vinidea






























