Il caro energia e materie prime spaventa il vino italiano. È l'Osservatorio Uiv-Vinitaly a lanciare l'allarme, considerando un surplus di costi energetici per 425 milioni di euro e di 1 miliardo di aumenti per le materie prime secche come vetro, carta, cartone, tappi, alluminio. A questi si aggiungono altre voci di incrementi, fra costi commerciali e forza lavoro, che portano a una crescita dei costi totali per il 28%.

 

Di contro, secondo le stime dell'Osservatorio, l'incremento dei listini prezzi nei primi nove mesi dell'anno è stato del 6,6%, dato positivo ma insufficiente a coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell'ordine dell'11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi, che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato.

 

A subire maggiormente questa situazione sono le aziende di filiera, il cluster più numeroso, ma con minor forza contrattuale, composto perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, in casa propria. In sofferenza sono il comparto industriale e quello della cooperazione, dal momento che la dinamica penalizza in particolare i segmenti basic. La fascia premium, invece, sembra digerire l'impatto dei prezzi in maniera diversa, dal momento che il mercato che servono è disposto maggiormente ad accettare richieste di aumento dei listini.

 

"L'indagine dimostra come la crisi in atto non risparmi il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette - sottolinea il presidente di Uiv Lamberto Frescobaldi - quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi”.

 

"Riteniamo sia un dovere per il Vinitaly monitorare le dinamiche del settore - sottolinea l'amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese - a maggior ragione in un momento delicato come questo. Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c'è la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di due anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali, che agiscono su un comparto comunque in salute”.