E' questa la stima sulle previsioni vendemmiali presentata al ministero delle Politiche agricole da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) che, per la prima volta, si sono messe insieme per definire un quadro più completo.
Ma anche per il 2019 resta salda la leadership mondiale del nostro paese. In Francia la produzione attesa è a 43,4 milioni di ettolitri, e in Spagna non dovrebbe andare oltre i 40 milioni.
Il risultato della stima è quanto emerge dalla media tra un'ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni; e comunque inferiore alla media degli ultimi cinque anni. Una vendemmia che quest'anno sembrerebbe essere inferiore alla precedente in tutte le regioni italiane, con un calo medio del 16%; per riduzione spicca la Lombardia con un meno 30%, l'Emilia Romagna meno 20% e la Sicilia a meno 20, poi il calo del 16% di Veneto e Puglia. Si salva soltanto la Toscana, che registra un più 10%.
Le perdite maggiori si contano sulle uve precoci, mentre per quelle più tardive l'evoluzione produttiva sarà legata all'andamento meteorologico di settembre. Tanto che è proprio al clima che viene imputata la responsabilità maggiore per via delle "condizioni climatiche di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato all'abbondante vendemmia del 2018".
Le anomalie climatiche partono dall'inverno, quando sono state registrate temperature leggermente superiori rispetto alla norma e precipitazioni inferiori alla media. Un insieme di fattori che ha avuto nelle escursioni termiche tra il giorno e la notte la 'spinta' a una lenta ma graduale maturazione delle uve e allo sviluppo degli aromi, permettendo una buona qualità su tutto il territorio nazionale. Il clima ha avuto poi una sterzata a maggio con l'abbassamento delle temperature e le abbondanti precipitazioni che hanno causato un ritardo della fioritura e un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. A giugno e a luglio le scarse precipitazioni hanno obbligato, in alcuni areali, ad interventi di irrigazione. Poi per quasi tutto il mese di agosto, le temperature si sono mantenute elevate, così come l'umidità, favorendo lo sviluppo della vegetazione nei vigneti. Questo tipo di fattori ha portato un ritardo della maturazione di circa dieci-quindici giorni rispetto alla passata campagna.
Per i primi giorni di settembre si stima l'arrivo in cantina di circa il 15% delle uve, mentre soltanto due anni fa si parlava già di oltre il 40%. Ad aprire la vendemmia è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon).
"Con la vendemmia 2019 - osserva il presidente dell'Uiv, Ernesto Abbona - rientriamo nella media degli ultimi anni, segnando una flessione marcata rispetto all'eccezionale produzione dello scorso anno con una qualità variabile, tra il buono e l'eccellente a seconda delle zone, che ci consente di guardare al futuro con ottimismo e fiducia. Manteniamo il primato produttivo mondiale ma in un contesto geopolitico difficile - aggiunge Abbona - dove arrivano segnali preoccupanti da alcuni mercati importanti per il nostro vino mentre si aprono prospettive nuove di sviluppo grazie agli accordi di libero scambio. Il mercato interno mostra un trend in leggera crescita seppur in un contesto di deciso cambiamento che ci invita ad una riflessione più attenta su nuove strategie da adottare".
"Dal punto di vista climatico anche quest'anno - spiega il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - la variabilità meteo si è fatta sentire in particolare a maggio con un abbassamento delle temperature accompagnato da abbondati precipitazioni che hanno determinato un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. Si rileva un generale ritardo della maturazione di circa dieci-quindici giorni, tanto da far rientrare l'epoca di vendemmia in periodi più legati alla tradizione, dopo gli innumerevoli anticipi registrati negli ultimi anni. Quest'anno sono da rilevare comunque evidenti disformità di maturazione anche all'interno di uno stesso appezzamento - prosegue Cotarella - conseguenza dell'ormai consolidata variabilità meteorologica e di uno spostamento climatico da temperato a caldo arido, con precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che determinano irregolarità del ciclo vegetativo, dove l'opera dell'enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, risulterà determinante e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini''.