"La produzione mondiale di vino nel 2015, secondo i dati Oiv, si attesterà sui 276 milioni di ettolitri, con una crescita del 2% - ha esordito Tiziana Sarnari - l'Italia pesa parecchio in questa crescita, in quanto rispetto al 2014 l'incremento produttivo per il made in Italy dovrebbe attestarsi sul +12%, con circa 47 milioni di ettolitri, concentrati principalmente nelle sei regioni più importanti dal punto di vista vitivinicolo: Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia. Storicamente siamo il secondo produttore mondiale dopo la Francia, anche se per il 2015 sembra esserci un testa a testa dopo le prime aspettative negative per i francesi sul fronte produzione".
"Per quanto riguarda i consumi - ha continuato la Sarneri - a livello mondiale è in atto una crescita, alimentata specialmente dai nuovi mercati di consumi, che stanno più che compensando il trend negativo sui mercati tradizionali".
E l'Italia sui mercati internazionali? "L'export made in Italy nei primi otto mesi 2015 è cresciuto in valore del 6,2% e diminuito in volume del 2,7% - ha concluso nella sua relazione la Sarneri - nella nostra tendenziale e crescente propensione ai mercati esteri, che ha visto in dieci anni accrescere il valore dell'export del 70%, incide fortemente l'effetto Prosecco. Il mercato premia la qualità, è a questa che dobbiamo puntare".
Virigilio Romano ha parlato del vino all'interno della Gdo. "Il giro d'affari del vino all'interno degli ipermercati tocca ormai il 14% del totale del fatturato. Tutti i canali di distribuzione, sul mercato interno, sono in sofferenza, ma nel 2015 sembra esserci una leggera ripresa per quanto riguarda i supermercati, con un +1,2% in valore nei primi otto mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".
"Tuttavia - ha ribadito Romano - bisogna seguire logiche di qualità rispetto alla quantità, costruendo strategie di lungo termine in modo da migliorare il posizionamento dei prodotti italiani sul mercato. All'interno della grande distribuzione un passo fondamentale è la semplificazione dello scaffale: abbiamo troppe etichette, c'è troppa frammentazione. Dobbiamo rendere più appetibile il nostro vino anche presentandoci meglio ai consumatori".
A chiudere le parole di Filippo Cesarini Sforza. "Implementare la comunicazione e il marketing del prodotto è necessario per accrescere il nostro export. Un esempio è il Prosecco, dove le aziende interessate hanno lavorato al meglio, insieme, e ora si vedono i risultati sui mercati internazionali. Ma, a parte questo, non vedo sul panorama italiano grande voglia di collaborazione fra gli attori. Su questo c'è tanto da lavorare".