Quale sarà il ruolo dello Op alla luce della nuova Pac? A trasparire è una linea che riconosce centralità alle Organizzazioni di produttori, individuandole quale strumento in grado di rafforzare il potere dei produttori sul mercato a fronte della capacità di aggregazione dell'offerta.

Nella Comunicazione della Commissione dello scorso novembre, però, non vi è menzione di quali saranno le intenzioni della nuova Pac. Nulla, infatti, viene detto a proposito dei finanziamenti per le organizzazioni ortofrutticole che ad oggi godono di un modello di sostegno basato su un cofinanziamento dei programmi operativi.
Di questo e altro, si è discusso alla due giorni assembleare (24-25 gennaio) del settore ortoflorofrutticolo nazionale di Fedagri Confcooperative dal titolo 'Posizionamento della cooperazione ortoflorofrutticola nei progetti di riforma della Pac post 2013'.

E' stato Davide Vernocchi, presidente del settore ortofrutticolo di Fedagri Confcoperative, a sottolineare come ci si trovi di fronte ad “un sistema ortofrutticolo di 600 cooperative che dà lavoro a 19mila persone, con un giro d’affari complessivo di 4,6 miliardi di euro ed elevati livelli di mutualità”. Continuando a fornire dati, Vernocchi ha poi chiarito come il 7,5% delle cooperative detenga il 70% del fatturato e come il 40% di questo, realizzato dal 20% delle imprese, provenga dalla trasformazione.

Continuando l'analisi, Vernocchi ha poi spiegato come ben l’82% del prodotto della cooperazione ortofrutticola di Fedagri derivi da un circuito locale, a tutta garanzia dell’origine della materia prima. Alta, però, prosegue Vernocchi, anche la propensione all'export “il 43% delle aderenti esporta regolarmente” il che risulta essere sempre più determinante nella crescita del sistema ortofrutticolo. La crescita delle esportazioni tra gennaio 2011 e lo stesso mese dell'anno precedente è stata del 19%, seguita da un aumento anche del fatturato derivante dall’export.

Due, secondo il presidente gli obiettivi da centrare ora; il primo, “crescere nella dimensione d’impresa. Le cooperative più piccole” spiega, “presenti soprattutto al Sud, soffrono maggiormente rispetto a quelle più strutturate”. L'altro, prosegue, “si gioca a livello europeo ora che il dibattito sulla riforma della Pac è entrato nel vivo. In questo ambito occorrono politiche attive a sostegno della competitività delle imprese e dei sistemi agricoli ed alimentari attraverso il rafforzamento del ruolo delle organizzazioni dei produttori nella programmazione delle produzioni”.

Quella che vedremo, sarà secondo Maurizio Gardini presidente di Fedagri-Confcooperative, una Pac il cui compito dovrà essere di governare un'Europa diversa, globale guidata da un nuovo equilibrio tra domanda e offerta.

Per questo, crediamo che le risorse a disposizione per il comparto non solo debbono rimanere invariate, ma, soprattutto, debbano consentire uno scatto di qualità nel modo in cui possono essere utilizzate”, ha proseguito Gardini nel suo intervento conclusivo ai lavori dell’Assemblea nazionale. Opportuna, secondo Gardini, una rivalutazione in sede comunitaria, del peso dell’agricoltura organizzata quale “risorsa preziosa contro lo squilibrio della filiera, il pesante calo del reddito agricolo e la volatilità dei prezzi, di cui soffrono soprattutto gli agricoltori, anello debole della catena”. Necessaria, infine, secondo il presidente, “la capacità di trovare, nel dibattito in corso, un accordo con tutte le organizzazioni interessate. Da soli” ha concluso, “non si vince la battaglia”.

Presenti, in rappresentanza della cooperazione spagnola e francese, Cirilo Arnandis, presidente delle cooperative ortofrutticole spagnole e Jean Michel Delannoy, presidente della Felcoop, federazione francese della cooperazione ortofrutticola.
Necessario, secondo Arnandis, rafforzare il ruolo delle Op, “se la commissione Ue deve cercare esempi, noi cooperative ortofrutticole siamo l’esempio che dovrebbe essere seguito dalle altre produzioni nell’ambito della Pac. Chiediamo quindi il mantenimento della Ocm di base, indispensabile per affrontare i problemi all’interno di una filiera che non ci aiuta a sostenere il reddito dei nostri agricoltori. Non concepiamo una Ocm senza le Op così come non concepiamo una Pac senza l’Ocm ortofrutta. Oltre l'80% della produzione ortofrutticola europea”, ha proseguito, “è in mano a Francia, Spagna e Italia. Pertanto chi oggi si trova a valutare le proposte non può non tenere conto di quelle che sono le richieste di questi tre Paesi”.

Dello stesso parere Delannoy secondo il quale “la cooperazione è e sarà sempre più il futuro leader delle filiere; l’Ocm ci da una velocità in più abbiamo però bisogno di una Pac ambiziosa in cui il ruolo della cooperazione sia fondamentale per aggregare e dare valore alla produzione”.

“Un elemento fondamentale” ha concluso Adriano Rasi Caldogno, capo dipartimento del ministero delle Politiche agricole “sarà conoscere il budget definitivo che verrà deciso: l’Italia è il terzo contribuente netto dopo Francia e Germania, quindi ha e potrà avere un ruolo di rilievo anche su questa partita”.