Il 2022 si chiude, come ampiamente anticipato, con un forte peggioramento per il saldo valutario netto della bilancia commerciale cerealicola, con un deficit di circa 4,1 miliardi di euro, rispetto ai 2,7 miliardi dell'intero anno 2021.

 

Il peggioramento è dovuto alla forte crescita del valore dell'import (9,8 miliardi di euro contro i 7 del 2021), più che proporzionale rispetto comunque a un buon incremento dell'export (in crescita dai 4,2 miliardi del 2021 ai 5,6 del 2022). In termini quantitativi l'import di cereali è cresciuto di 1,5 milioni di tonnellate (+7,5%), in particolare collegato al forte aumento dei cereali in granella (1,37 milioni di tonnellate, +10,3%), pari a un controvalore di 1,7 miliardi di euro in più (+54%).

 

Sono cresciuti in particolare il mais (+1,6 milioni di tonnellate), il grano tenero (+106mila tonnellate) e l'orzo (+44.200 tonnellate). Strutturale il calo del grano duro (-20%, -462mila tonnellate). Le importazioni di riso chiudono l'anno con un incremento di 189mila tonnellate, mentre per le farine proteiche la crescita è del 5% (+120mila tonnellate). Scendono infine i semi e frutti oleosi (-236mila tonnellate).

 

Sul fronte dell'export l'aumento delle quantità vendute si è attestato su +324.500 tonnellate (+7,1%) e nei valori di 1,4 miliardi di euro (+34,5%) rispetto allo stesso periodo 2021. I cereali in granella sono cresciuti in pratica solo grazie all'aumento dell'export di grano duro (+167mila tonnellate), controbilanciato dalle -41mila tonnellate di grano tenero.

 

Crescono anche le vendite estere di farina di grano tenero (+38mila tonnellate), di mangimi a base cereali (+27mila tonnellate) e riso (+13.700 tonnellate). Per la pasta sicuramente un 2022 positivo, con una progressione di 131mila tonnellate. Contrazione infine per la semola di grano duro (-8,3%) e per i prodotti trasformati (-0,5%).