Peggiora nei primi cinque mesi dell'anno in corso il deficit della bilancia commerciale cerealicola italiana, dato dalla crescita dell'esborso in valuta per l'import, nonostante quantità in diminuzione, e una calo sia in quantità che in valore dell'export. Il deficit passa dai 728,4 milioni di euro dello stesso periodo 2020 ai 1.058,9 milioni di euro di quest'anno.

Analizzando i dati in riferimento all'import, si registra come anticipato un calo delle quantità importate di cereali granella, passati dai 6,26 milioni di tonnellate dei primi cinque mesi del 2020 ai 5,37 milioni di quest'anno (-14%), in particolare per frumento tenero (-330mila tonnellate), frumento duro (-354mila tonnellate), oltre a mais (-187.300 tonnellate) e alle farine proteiche e vegetali (-50mila tonnellate). In controtendenza gli arrivi di semi e frutti oleosi (+183mila tonnellate). Il forte aumento dei prezzi delle materie prime, comprese quelle cerealicole, ha però incrementato il valore dell'import del periodo preso in considerazione, in crescita di 202 milioni di euro.

Sul fronte delle esportazioni, il calo quantitativo è meno marcato rispetto all'import, con una riduzione del 12,8%, pari a 277mila tonnellate. In questo caso l'aumento dei prezzi non compensa la differenza, tanto che il valore dell'export è sceso di 128,4 milioni di euro (-7,2%). Forte diminuzione per l'export di pasta (-19,2%), dei prodotti trasformati (-27,1%) e del riso (-14,4%). Crescono le vendite all'estero di farina di grano tenero (+12.500 tonnellate), cereali in granella (+80.400 tonnellate) e dei mangimi a base cereali (+4.500 tonnellate).