La tenuta del registro dei trattamenti è un obbligo di legge per chiunque intenda vendere a terzi la propria produzione, per il conferimento a cooperative, Op, alla grande distribuzione, ai frantoi, alle cantine e agli stoccatori di cereali e, naturalmente, per il buon esito di qualunque percorso di certificazione.
In sostanza, fuori dall'autoconsumo, si tratta di un obbligo per tutti. E può essere, naturalmente, verificato: nell'arco del triennio successivo possono chiederne conto alle aziende sanitarie locali, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (Ccts) e l'Ispettorato Centrale per la Tutela della Qualità e Repressioni Frodi dei Prodotti Agroalimentari (Icqrf).
Occorre quindi compilarlo bene, nei tempi corretti (ogni trattamento va registrato entro 30 giorni da quando è stato effettuato e sempre prima della raccolta), essendo certi del rispetto di norme, regole e disciplinari e facendosi trovare pronti a fornire adeguata documentazione in caso di verifiche.
Registro dei trattamenti, come non compilarlo
Esistono tanti modi diversi per gestire questo documento fondamentale per l'azienda agricola ma ognuno di essi nasconde dei rischi. C'è ad esempio, chi si ostina tenacemente ad utilizzare la tecnologia più analogica di sempre: carta e penna. Si tratta sicuramente del metodo più economico ma anche di quello più rischioso, in caso di controlli: questa modalità di compilazione, infatti, si basa integralmente sulle conoscenze del tecnico o dell'imprenditore. In un settore in continua evoluzione è molto difficile essere costantemente aggiornati su revoche, deroghe, modifiche ai vincoli da rispettare e qualche novità normativa potrebbe sfuggire.
Inoltre, affidarsi alla memoria di quanto fatto 30 giorni prima può essere rischioso: ricordiamo tutto correttamente, incluse date, dosaggi e tutti i dati relativi al trattamento? O magari ce li siamo appuntati su quel foglietto che poi, al momento necessario proprio non salta fuori?
Insomma, il rischio, a nostro parere, non vale il risparmio (anche perché le sanzioni possono essere molto salate).
Il Pc aiuta, ma si può fare meglio
Meglio di carta e penna ma ancora lontano dal top è la scelta di chi si affida al foglio Excel: ordinato, chiaro, pulito, facile da stampare.
Ma c'è un "però": i prodotti cambiano, le etichette cambiano e il nostro foglio Excel continua a fare affidamento solo sulla nostra conoscenza. E se ci sfuggisse quella modifica in etichetta e ci portasse ad effettuare un trattamento con un dosaggio errato, in prossimità di luoghi sensibili o troppo ravvicinato alla raccolta?
A maggior ragione quando si opera, poi, seguendo specifici disciplinari, se si aderisce ad un Psr o una certificazione, se si produce in regime di agricoltura biologica, occorre essere certi di fare tutto nel modo giusto o si rischia di danneggiare gravemente il lavoro di un'intera stagione o annata.
Va meglio quando, invece di Excel ci si affida a un software installato sul Pc: queste piattaforme, di norma, possono essere aggiornate dall'utente, a patto che si ricordi di farlo, ma hanno un altro limite non trascurabile: di solito, oltre a dover essere aggiornate periodicamente, è onere del produttore o del tecnico effettuare backup per non rischiare di perdere i propri dati. Inoltre, per effettuare la compilazione o l'estrazione dei dati richiedono di essere seduti alla scrivania, lontani dal campo dove ci sarebbe sempre qualcosa di importante da fare.
Online e in mobilità, la soluzione al top
Carta e penna no, Excel meglio ma ancora no, programmi su pc "sì ma no": cosa rimane? La soluzione ideale sarebbe quella di poter contare su una piattaforma che può essere utilizzata ovunque, magari da smartphone o tablet direttamente sul campo, sempre aggiornata e affidabile. In poche parole: QdC® - Quaderno di Campagna®.
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Fonte: AgroNotizie