Con un aumento del 18 per cento le esportazioni di vino e cibo Made in Italy sorpassano quelle di automobili e rimorchi in calo del 14 per cento negli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da un'analisi della Coldiretti in occasione della visita inaugurale del presidente del Consiglio Mario Monti allo stabilimento Barilla di Rubbiano dove saranno prodotti sughi pronti destinati per il 50 per cento all’estero.

"Per effetto del sorpasso le esportazioni di prodotti agroalimentari - sottolinea la Coldiretti - hanno raggiunto 15,2 miliardi di euro mentre al contrario le spedizioni di automobili, rimorchi e semirimorchi si sono fermate a 13,2 miliardi di euro, nella prima metà del 2012. Ad aumentare - precisa la Coldiretti - sono state le esportazioni dei prodotti simbolo del made in Italy alimentare come la pasta che fa segnare un incremento in valore del 7 per cento o le conserve di pomodoro che crescono dell’8 per cento nel primo semestre del 2012 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se l’andamento positivo sarà confermato nei prossimi mesi il valore dell’export agroalimentare è destinato a far segnare a fine anno il nuovo record con un valore delle spedizioni - stima la Coldiretti - superiore ai 30 miliardi di euro fatti registrare lo scorso anno. Un risultato importante poiché l’agroalimentare svolge - continua la Coldiretti - un effetto traino per l’intero made in Italy all'estero dove il buon cibo italiano contribuisce in misura determinante a valorizzare l’immagine dell’Italia all’estero. L'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All'estero - precisa la Coldiretti - il falso made in Italy a tavola fattura 50 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre".

Questo è stato favorito dalla mancanza di trasparenza in etichetta per la quale anche nell’Unione europea non si prevede l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima utilizzata negli alimenti come stabilisce una legge sostenuta dalla Coldiretti e approvata all’unanimità dal Parlamento italiano ma rimasta fino ad ora inapplicata.