Continua il trend negativo della bilancia cerealicola italiana, che sprofonda a causa non solo dell'aumento del valore dell'import, seppur in un contesto di riduzione dei quantitativi acquistati, ma anche per l'ormai tendenza annua della contrazione dell'export.

Secondo i dati Anacer, nei primi sette mesi del 2021, da gennaio a luglio 2021, l'esborso per le importazioni si è attestato a 3.828,1 milioni di euro, rispetto ai 3.482,6 dello stesso periodo 2020, mentre il giro d'affari ricavato dall'export si è contratto, passando dai 2.476,7 del 2020 ai 2.347,90 dello stesso periodo di quest'anno. Il deficit strutturale aumenta così le proprie proporzioni, dal poco più di un miliardo del gennaio-luglio 2020 a 1,48 miliardi del 2021.

Sul fronte delle importazioni, i cereali in granella calano complessivamente di 1,1 milioni di tonnellate (-13%), di cui -427mila tonnellate di grano duro (-23%), -328mila tonnellate di grano tenero (-12%) e -318mila tonnellate di mais (-9%). Crescono gli arrivi di orzo (+15200 tonnellate), così come i mangimi a base di cereali (+24%) e prodotti trasformati/sostitutivi (+4%) e crusca (+4%). In crescita gli arrivi di semi e frutti oleosi (+164mila tonnellate, +10%), mentre calano sia quelli di riso (-3,5%, -5mila tonnellate) che le farine proteiche vegetali (-67mila tonnellate, pari al -4,6%).

Focalizzando l'attenzione sull'export, pesa ancora il trend negativo delle vendite all'estero di pasta, con un calo di export di 247mila tonnellate, pari al 18% nelle quantità e una riduzione di fatturato di 184 milioni di euro. Si fa sentire anche il -21% di prodotti trasformati e di riso (-11%). Tengono bene i cereali in granella (+99.300 tonnellate), le farine di grano tenero (+20mila tonnellate) e dei mangimi a base di cereali (+12mila tonnellate).