In un diserbo ogni maiscoltore cerca efficacia e selettività. Ma da qualche anno a questa parte sono sempre più importanti anche la versatilità, per poter far fronte ad un clima che cambia, e l'assenza di resistenze. Durante il Campo demo 2020 che si è tenuto a Turano Lodigiano (Lo) il 29 maggio scorso, le numerose tesi di prova hanno avuto come obiettivo proprio quello di identificare la migliore strategia di diserbo per il mais.
In totale sono state condotte ventinove tesi, con tre repliche ognuna. Tredici sono state delineate dalle ditte produttrici di erbicidi, le altre sedici dal team del professor Aldo Ferrero dell'Università di Torino (Disafa) insieme ad Agricola 2000. È dal 2014 infatti che l'ateneo piemontese e il centro di saggio hanno lanciato il format Campo demo.
"Si tratta di un momento di confronto e divulgazione nato nel 2014 per testare proprio le migliori strategie di diserbo del mais. Ma negli anni successivi si è aperto anche ad altre colture, come la vite e la soia", spiega ad AgroNotizie Daniele Villa, presidente di Agricola 2000. "Campo demo vuole coinvolgere i diversi attori delle filiere per mettere a confronto prodotti e strategie. Rappresenta un momento di aggiornamento professionale e un'occasione per toccare con mano quali sono le soluzioni tecniche oggi a disposizione degli agricoltori per il controllo delle infestanti".
Le prove di Campo demo 2020 su mais
Le prove delineate da Agricola 2000 e dal professore Aldo Ferrero sono state quindici (più il testimone non trattato) e prevedevano l'applicazione delle principali miscele sul mercato. I trattamenti sono stati eseguiti in pre-emergenza oppure in post-emergenza precoce (stadio di tre foglie) rispettivamente il 26 marzo e il 22 aprile.
A rendere il contesto di prova impegnativo è stata la quasi totale assenza di piogge. A valle del trattamento in pre-emergenza sono caduti infatti solo 4 millimetri di pioggia, mentre in post-emergenza 6 millimetri. Guardando invece alle temperature nel periodo post-semina la media è stata di 5°C (erano 8° nel 2019 e 10° nel 2018).
"Le miscele di pre-emergenza hanno avuto uno scarso controllo di tre specie chiave per il mais: Abutilon theophrasti, Solanum nigrum e Acalypha virginica, una nuova specie di sostituzione che ormai è presente nei nostri areali. Mentre hanno avuto un buon controllo nei confronti dell'Amarantus", spiega ad AgroNotizie Tiziano Pozzi, tecnico di Agricola 2000.
"Anche i trattamenti di post-emergenza precoce hanno fatto fatica a controllare Abutilon. I migliori risultati si sono avuti quando nella miscela erbicida era presente il clomazone. Il Solanum è stato invece controllato bene dalle sostanze attive appartenenti alla famiglia di trichetoni e isossazoli, quando utilizzati alla dose massima di etichetta. Idem per l'Acalypha".
Giovani piante di Acalypha virginica sfuggite al diserbo
Una nota di merito è da riservare alla classica accoppiata terbutilazina e s-metolachlor. Grazie al sinergismo dei due principi attivi è riuscita ad avere un buon controllo per quanto riguarda Solanum e Acalypha.
In primo piano il testimone non trattato. Si noti l'alta presenza di infestanti e la taglia bassa del mais in confronto al testimone trattato in secondo piano
"Bisogna inoltre segnalare che alcune molecole, come quelle a base di isoxaflutole più l'antidoto, tembotrione più antidoto o clomazone hanno procurato sulle foglie basali alcuni sintomi di sbiancatura. Sintomi che poi sono scomparsi con il passare del tempo", spiega Pozzi. "Nei primi due casi si è avuta probabilmente una perdita di efficacia della protezione assicurata dall'antidoto".
Le prove delle ditte
Durante Campo demo mais sono state condotte tredici prove proposte dalle ditte produttrici di erbicidi e condotte dai tecnici di Agricola 2000. Di seguito una tabella riassuntiva delle tesi in campo.