Così è riportato nella delibera 2023, destinata ad essere ricordata negli annali della Puglia, a cui la Commissione europea aveva chiesto "misure drastiche, come il blocco della movimentazione di tutto il materiale vegetale proveniente dalla provincia di Lecce". Si tratta di una misura cautelare straordinaria, considerato che il batterio Xylella fastidiosa "si diffonde tramite insetti vettori comunemente presenti, interessa numerose specie vegetali e, al momento, non si conoscono interventi curativi". Insomma, non c'è scampo. Il Salento è diviso, sostanzialmente, in due blocchi di applicazione di questo divieto temporaneo "necessario e urgente". Nell'area a sud della provinciale Lecce-Leverano-Porto Cesareo e a sud ovest della Lecce-Maglie-Leuca, è vietato movimentare e commercializzare "tutti i vegetali e i materiali di propagazione vegetale" fuori dall'area interessata, all'interno della quale, invece, possono circolare. Per i vivai del resto del territorio, vale a dire quelli della fascia adriatica, è fatto divieto di esportare qualsiasi pianta fuori dalla provincia, mentre si può distribuirla all'interno.
Spetterà agli ispettori fitosanitari l'obbligo di far rispettare quanto disposto, anche stabilendo sanzioni amministrative e denunciando in Procura eventuali infrazioni. Sarà pugno duro, tutti sono stati avvertiti.
Nel frattempo, è compito dei tecnici regionali e dell'Università di Bari cercare di depennare, man mano, dalla lista delle piante bloccate quelle su cui si appurerà che non c'è pericolo di contaminazione del batterio da quarantena. Per questo, saranno sottoposti "tutti i vivai ad attività di controllo e analisi di laboratorio volte a indicare la presenza di Xylella fastidiosa". Ad oggi, infatti, non esiste una lista ufficiale delle piante ospiti del patogeno e non si sa quali rischiano di essere colpite oppure no. "Sono 180 le specie infettabili da Xylella - ha spiegato Donato Boscia dell'lstituto di Virologia vegetale del Cnr di Bari - e per caratterizzare e classificare tutta la flora salentina ci vorrà almeno un anno, perché le analisi vanno eseguite su tutte le specie e in mesi diversi". Parole tali da far impallidire alcuni imprenditori che, per esempio, stanno realizzando importanti investimenti per la piantagione del melograno.
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Fonte: Italiafruit