Con questi numeri il Bel Paese si posiziona come primo produttore europeo e tra i primi al mondo. L'uva da tavola italiana rappresenta punta di diamante dell’esportazione di frutta italiana nel mondo. I segnali dicono però che è in continua diminuzione a causa della scarsa redditività che essa produce, dovuta a crescenti costi di produzione e ad una forte competizione da parte di altri fornitori internazionali.
AgroNotizie ha intervistato Giacomo Patruno, coordinatore del Comitato uva da tavola di Ortofrutta Italia, per approfondire il presente e futuro del settore.
L’Italia è tra i primi produttori mondiali di uva da tavola. Negli ultimi anni c’è però una tendenza alla riduzione delle superfici coltivate pari al 2,3% annuo. Quali sono le prospettive dell’uva da tavola in Italia?
"Allo stato attuale delle cose le prospettive non sono rosee, visto il calo delle superfici coltivate e la contrazione dell'export.
Per avere un'inversione di tendenza è importante che avvenga un processo di rinnovamento varietale e colturale, affinchè si possa avere prodotto più appetibile verso il mercato e costi di produzione più competitivi con quelli dei Paesi emergenti. Inoltre sarà necessario legare la produzione al territorio e quindi mettere l’uva da tavola tra le eccellenze del made in Italy e migliorarne la comunicazione".
L’Italia ha esportato il 12% in meno nel 2014 rispetto al 2013: il peggior dato dal 2009. Quali sono le principali iniziative da mettere in campo per avere un export competitivo e redditizio?
"La nostra produzione è ancora molto legata a varietà di vecchia concezione e dobbiamo quindi investire in uve senza semi e fortemente richieste dal mercato per ritornare ad esportare seriamente. Ma bisogna anche caratterizzare il prodotto per riuscire a creare valore aggiunto e farne percepire la qualità".
Recentemente il Comitato uva da tavola di Ortofrutta Italia ha deciso di attuare una campagna promozionale per rilanciare i consumi. Come e quando verrà sviluppata?
"Nel nostro Paese il 70% della produzione è ancora legata a varietà con semi e quella più commercializzata è ancora Italia, costituita da Alberto Pirovano nel 1911. E' evidente che c'è qualche cosa da cambiare.
Inoltre con un nome così dobbiamo migliorarne la comunicazione, se vogliamo far crescere i consumi e generare interesse. Noi come Ortofrutta Italia abbiamo finalmente deciso di partire con un'attività di promozione che avrà valenza per il mercato italiano. In questa iniziativa tutta la filiera si impegna sotto l’egida dell’Oi a comunicare e vendere i valori di questo prodotto straordinario".