La riunione straordinaria del Comitato dei rappresentanti delle autorità nazionali che si occupano dell’autorizzazione dei prodotti fitosanitari (ScoPaff - Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed Section Phytopharmaceuticals - Plant Protection Products – Legislation), tenutosi a Bruxelles il 9 novembre 2017, non ha dato i risultati sperati e non ha espresso una maggioranza qualificata che avrebbe consentito di rinnovare l’approvazione Ue del glifosate per altri 5 anni.

Le speranze della Commissione Ue sono infatti naufragate sotto i nove no di Belgio, Francia, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta e Austria e i cinque “ni” (astensione) di Bulgaria, Germania, Polonia, Portogallo e Romania. Il peso di ogni voto è diverso e varia in funzione della popolazione del paese rappresentato. La proposta della commissione avrebbe raggiunto la maggioranza qualificata disponendo del voto dei rappresentanti di almeno 16 paesi, pari al 55% dei 28 in totale (ne ha ottenuti 14) e che corrispondano almeno al 65% della popolazione (il sì ha rappresentato il 36,95%). Difficilmente si sarebbe potuta presentare situazione peggiore: per passare, la proposta della commissione avrebbe avuto bisogno anche dell’assenso della Germania e di un altro grande paese, ad esempio Italia o Francia, che invece sembrano inamovibili sul no, o di altri indecisi.
 

La parola al Comitato di appello

Ora la proposta verrà sottoposta all’opinione del Comitato di appello, composto da rappresentanti di rango più elevato rispetto agli esperti che partecipano allo ScoPaff, ma ha lo stesso funzionamento. La proposta può anche essere modificata col consenso della Commissione, se ciò serve per allargare il consenso. Se nel comitato di appello non verrà raggiunta una maggioranza qualificata (55% dei paesi e 65% popolazione), la Commissione potrà adottare la proposta originale.
 

Come uscirne

Indubbiamente e come sempre accade per le questioni Ue, la sorte del glifosate è in mano alla Germania: se passerà al sì sarà probabilmente seguita da altri indecisi (ne servono almeno tre) e il rinnovo si potrà attuare. Sarebbe molto singolare che la Germania sconfessasse i propri istituti valutatori che hanno confermato la sicurezza del celebre erbicida (la cosa è tutt’altro che infrequente, ne sappiamo qualcosa anche noi), per cui diamo per scontato che se cambierà idea lo farà per passare al sì.
 

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