Secondo gli esperti si tratta di un risultato "favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo". Viene registrato un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre, con una riduzione dell'1% a 47,2 milioni. La causa sono le minori rese sia in campo che in cantina. Mentre cresce "l'asticella della qualità, con uno standard che - grazie al meteo - si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il paese anche dopo le piogge di fine settembre".
Nella mappa della raccolta la contrazione maggiore è per le regioni del Centro e del Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all'Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza invece la Sardegna (+20%). In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell'8% e dall'Emilia Romagna (+10%). In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell'ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala il Friuli Venezia Giulia (-9%).
"La vendemmia 2020 - afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D'altronde, da sempre riteniamo che l'unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini. Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l'ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di questa vendemmia. Mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l'appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini".
"Le cantine italiane stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento - dichiara Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea - sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca. In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi nove mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell'11% per gli spumanti). Ma l'emergenza sanitaria - prosegue - ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all'e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale. Anche sul fronte dell'export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi sette mesi dell'anno a un -3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%)".
Per il presidente dell'Unione italiana vini, Ernesto Abbona, "la natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata. L'ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica. I volumi, sensibilmente più bassi della media dell'ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale. Il contesto è senz'altro difficile - rileva Abbona - ma c'è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al Governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria. In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani di promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per il prossimo anno per rilanciare l'immagine del settore nei principali mercati internazionali".